Turchia, assassinato l’avvocato che difendeva i militanti curdi
Tahir Elci, un avvocato curdo molto noto per le sue battaglie in difesa dei diritti umani e presidente dell’associazione degli avvocati di Diyarbakir, è stato ucciso sabato mattina nel centro storico di Sur; insieme ad altri attivisti e legali aveva appena tenuto una conferenza stampa con cui denunciava i danni provocati dal conflitto tra l’Esercito e il Pkk.
Uomini armati l’hanno avvicinato ed hanno aperto il fuoco, uccidendolo con un colpo alla testa. Nella sparatoria successiva è morto un agente, un altro è deceduto in ospedale ed altri due sono rimasti feriti.
Tahir Elci era stato recentemente arrestato e rilasciato in attesa di giudizio per aver sostenuto, durante un dibattito televisivo, che il Pkk non era un’organizzazione terroristica.
Il presidente Erdogan ha subito dichiarato che “l’incidente” dimostra come la Turchia sia nel giusto nella sua lotta contro il terrorismo, usando tale termine per indicare il Pkk, a cui il Governo ha subito addebitato l’uccisione.
È l’ennesimo crimine d’un regime brutale ormai fuori controllo, disposto a qualsiasi delitto contro chi si oppone ai propri scopi.
I giornalisti Car Dundar ed Erdem Gul, detenuti nel carcere di Silivri a Istambul per aver documentato e denunciato le forniture di armi ai terroristi in Siria da parte di Erdogan, hanno inviato una lettera aperta ai leader della Ue perché non chiudano gli occhi dinanzi alla violazione dei diritti umani e delle libertà di stampa in Turchia, in cambio di un accordo sulla crisi dei migranti.
L’appello, su cui è lecito nutrire poche speranze vista la pavida sudditanza dei destinatari, è stato lanciato alla vigilia del summit tra la Ue e il Primo Ministro turco che si terrà a Bruxelles.