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Tunisia – Italia: rotta migratoria del Mediterraneo centrale

Tunisia – Secondo le stime nel 2024-2025 i flussi di migranti verso l’Ue sulle rotte del Mediterraneo orientale e del Mediterraneo centrale aumenteranno a causa dell’impatto causato dalla situazione macro-economica globale sui flussi migratori, accelerata dagli eventi politici del Centro Africa, dall’inflazione e dalla recessione globale, che stanno alterando negativamente le condizioni socioeconomiche di ampie fasce della popolazione subsahariana.

La situazione in Tunisia si è aggravata con la violenza e il trattamento disumano ai danni delle persone migranti di origine subsahariana, producendo detenzioni di massa con conseguenti espulsioni forzate. Le autorità tunisine hanno deportato nelle zone militari e desertiche al confine con la Libia e l’Algeria centinaia di persone. 

Il risultato immediato è stato il cambio di atteggiamento delle autorità tunisine: razzismo istituzionale, che attinge anche alle teorie della sostituzione etnica, concretizzato in gravi violazioni dei diritti fondamentali da parte delle autorità. 

I tentativi di fuga delle persone migranti inoltre sono ostacolati da una rafforzata Guardia Costiera tunisina, finanziata ed equipaggiata dal governo italiano e dall’Ue, che negli ultimi mesi ha incrementato l’attività di monitoraggio delle partenze e le intercettazioni in mare. 

Accoglienza e approccio emergenziale

Nonostante i numeri dimostrino che il sistema di accoglienza italiano è in grado di far fronte ai flussi migratori senza cadere nell’emergenza, nell’accoglienza dei migranti continua a essere decisamente predominante l’approccio emergenziale.

L’Ue, fra il 2015 e il 2022, ha destinato alla Tunisia finanziamenti per 178 milioni di euro, rafforzando e dotando le forze di sicurezza di ingenti fonti per prevenire la migrazione irregolare, ma senza approntare un piano per sviluppare canali legali di immigrazione controllata. 

L’Ue si è impegna a fornire ulteriori 100 milioni di euro alla Tunisia per rafforzare la gestione delle frontiere, le operazioni di ricerca e soccorso in mare e le misure anti-traffico umano, al fine di ridurre il numero degli arrivi dal Paese. 

I respingimenti verso la Libia in particolare non avvengono solo in mare aperto e le persone migranti vengono intercettate prima ancora di intraprendere la traversata

Tunisia e accordi internazionali

Meccanismi come il reinsediamento o i corridoi umanitari, che già in Libia hanno dimostrato la loro insufficienza, nonché lo strumento del rimpatrio volontario, che nelle modalità con cui è attuato, presenta profili di grave illegittimità e costituisce una forma di espulsione mascherata, non costituiscono modelli appropriati di strategia. 

Oggi l’Ue dovrebbe sospendere i finanziamenti alle forze di sicurezza tunisine per il controllo delle migrazioni e stabilire chiari parametri per i diritti umani e la protezione dei cittadini stranieri presenti sul territorio.

La Tunisia non è più un Paese per giovani. Se il 70% della popolazione adulta vuole scappare non è certo per entusiasmo. La mancanza totale di prospettive e di rispetto della dignità umana crea violenza. 

Gli accordi fra gli attori del diritto internazionale sono stati sottratti spesso opportunamente e ipocritamente al rispetto delle regole sui trattati e dei sistemi costituzionali interni. L’Italia è complice di questa sospensione del diritto. 

Una posizione equilibrata presupporrebbe di creare un meccanismo per tutelare la vulnerabilità delle persone più fragili sottraendole ai trafficanti di esseri umani. 

Risulta molto difficile invece rispettare gli obblighi internazionali in materia di diritto di asilo e gestire i flussi migratori garantendo la sicurezza dei Paesi di accoglienza.

di Elena Beninati

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