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Iran, obiettivi dell’attacco israeliano contro ambasciata a Damasco

Iran – Il nuovo crimine terroristico commesso da Israele attraverso l’assassinio del comandante della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica in Siria e Libano, il Maggiore Generale Mohammad Reza Zahedi, presso il consolato iraniano a Damasco, costituisce una palese violazione degli accordi internazionali relativi alla sicurezza delle strutture diplomatiche e consolari. Questo crimine conferma che l’entità occupante perde sempre più a livello strategico nel confronto con l’Asse della Resistenza, e quindi intende ottenere risultati tattici che possano compensare una parte delle sue perdite.

Il Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Ebrahim Raisi, ha dichiarato riguardo all’assassinio del Maggiore Generale Zahedi che: “L’entità sionista ricorre ad omicidi codardi dopo la sua sconfitta e i ripetuti fallimenti di fronte alla determinazione dei Mujaheddin dell’Asse della Resistenza. Fate sapere ai sionisti che non raggiungeranno i loro obiettivi, e l’attacco al consolato a Damasco non rimarrà senza risposta”.

Il crimine israeliano è legato al fatto che ha preso di mira un quartier generale con status diplomatico, il che costituisce un attacco al diritto internazionale che potrebbe incoraggiare altri Paesi ed entità a compiere un atto simile. Forse è questo che ha spinto la Russia a convocare una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in risposta all’attacco aereo israeliano sul consolato iraniano in Siria.

“Netanyahu è impazzito”

Commentando l’assassinio, il ministro degli Esteri della Repubblica Islamica, Hussein Amir Abdullahian, ha dichiarato durante una telefonata con il suo omologo siriano, Faisal Al-Miqdad, che il primo ministro del governo occupante, Benjamin Netanyahu, apparentemente era “fuori di testa” a causa dei suoi successivi fallimenti dopo l’operazione Al-Aqsa Flood. Ha sottolineato che “l’attacco al consolato iraniano a Damasco è una violazione di tutti gli obblighi e le convenzioni internazionali, che rende il regime sionista responsabile delle conseguenze di questa azione”.

Secondo il diritto internazionale, attaccare l’ambasciata di un altro Paese è considerato una violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, la quale stabilisce che le ambasciate sono inviolabili e devono essere protette da intrusioni o danni. Pertanto, l’attacco all’edificio del consolato iraniano costituisce una grave violazione del diritto internazionale, e deve quindi essere seguito da conseguenze diplomatiche, sanzioni o altre forme di ritorsione.

Dettagli dell’assassinio

Il Maggiore Generale Zahedi ha lasciato la capitale libanese, Beirut, all’1:30, diretto all’edificio del Consolato iraniano a Damasco, noto come “Edificio Yas”, che si trova tra l’edificio dell’Ambasciata della Repubblica Islamica e l’edificio dell’Ambasciata canadese. comprende una sezione destinata alla residenza dell’Ambasciatore della Repubblica Islamica in Siria e un’altra sezione destinata agli incontri e alla consegna dei visti di viaggio.

Pertanto, il Maggiore Generale Zahedi, in qualità di consigliere militare dello Stato siriano – sottolineando che è in prima linea tra gli obiettivi inseriti nella lista israeliana degli assassini – ha scelto questo edificio diplomatico “sicuro secondo la Convenzione di Vienna” per ospitare il suo incontro, e non c’è nulla di vero in molte delle accuse e degli ipotetici scenari sull’esistenza di una grave violazione della sicurezza israeliana.

L’assassinio è avvenuto alle 17:00 di lunedì 1 aprile 2024. Sei missili lanciati da aerei israeliani dalla regione del Golan hanno colpito l’edificio del consolato.

Al fianco del Maggiore Generale Zahedi sono stati assassinati:

1) Maggiore Generale Muhammad Hadi Haj Rahimi – Assistente del Maggiore Generale Zahedi e responsabile delle operazioni in Libano e Siria.

2) Comandante Hossein Aman Allahi – Direttore dell’Ufficio, Maggiore Generale Zahedi.

3) Comandante Mehdi Jalalati – consigliere militare.

4) Comandante Mohsen Sadaqat – consigliere militare.

5) Comandante Ali Agha Babaei – consigliere militare.

6) Comandante Ali Salehi Rozbehani – consigliere militare.

7) Mujahid Hussein Youssef – Consigliere militare libanese di Hezbollah. Nel raid sono rimaste uccise altre sei persone.

Nuovo tentativo di attirare l’Iran in uno scontro diretto con Israele e Stati Uniti

In riferimento alla politica israeliana che da anni mira a colpire con operazioni di assassinio i capi militari iraniani, soprattutto quelli che assumono compiti e responsabilità legati all’Asse della Resistenza nei suoi diversi ambiti, a partire dalla Palestina, dal Libano, dalla Siria, dall’Iraq e dallo Yemen. Tel Aviv ha molti altri obiettivi:

1) Un nuovo tentativo di attirare l’Iran in uno scontro diretto con l’entità e gli Stati Uniti d’America.

Pertanto, è degno di nota che la Nbc abbia riferito, citando funzionari americani, che l’amministrazione Joe Biden aveva informato l’Iran che “Washington non era a conoscenza dell’attacco al suo consolato a Damasco”. Lo conferma Axios, citando anche un funzionario americano, secondo cui Washington ha informato l’Iran di non avere alcun ruolo nell’attacco al consolato iraniano a Damasco. Altre fonti mediatiche hanno riferito che l’amministrazione americana venne a conoscenza dell’assassinio quando gli aerei da guerra israeliani erano già diretti verso il loro obiettivo, senza che gli americani conoscessero l’identità della persona presa di mira.

2) Uno dei compiti più importanti svolti dal Maggiore Generale Zahedi è quello di fornire supporto logistico alle forze dell’Asse di Resistenza in Siria e Libano (a livello di sviluppo e attuazione delle strategie), e queste responsabilità sono legate ai più terrificanti settori per Israele: droni, difesa aerea e missili. Pertanto, Israele cerca di impedire in ogni modo il percorso di sviluppo di questi settori in Libano, Siria, Palestina e altri Paesi, e ritiene che attraverso gli omicidi e prima ancora prendendo di mira i convogli di trasporto, potrà fermare questo percorso, mentre in realtà lo sta spingendo ulteriormente in avanti, come hanno dimostrato le esperienze precedenti.

In un contesto simile, gli israeliani ritengono che l’Asse della Resistenza, con l’aiuto fondamentale dell’Iran, si stia muovendo verso l’attivazione di alcuni sistemi di difesa aerea in Libano e in Siria in particolare, e cercano quindi di impedire questi sforzi prendendo di mira i leader assegnati a questa missione, così come i leader assegnati ai compiti relativi ai droni e alle armi missilistiche.

Questo coincide con ciò che ha dichiarato il corrispondente militare Doron Kadush alla Radio dell’Esercito di Occupazione, secondo cui il martire Zahedi “è un alto ufficiale della Forza Quds della Guardia Rivoluzionaria. Ha assunto la supervisione della squadra responsabile dello spiegamento delle difese aeree iraniane in Siria, succedendo al Maggiore Generale Mustafa Javad Ghaffari”. Ha sottolineato che “questo sistema aereo, che si sta sviluppando in Siria, proteggerà i siti e gli interessi militari iraniani soggetti agli attacchi israeliani”.

È interessante notare che solo poche ore dopo l’assassinio si sono svolte riunioni per nominare un nuovo leader che avrebbe continuato il percorso del martire Zahedi nelle responsabilità e nei compiti.

3) Il primo ministro Benjamin Netanyahu è preoccupato per la recente visita dei leader di Hamas e del Jihad Islamico nella Repubblica Islamica dell’Iran, durante la quale si è tenuto un incontro militare ad alto livello tra le fila delle forze armate iraniane, perché teme che ciò sarebbe il preludio ad un altro attacco simile all’operazione Al-Aqsa Flood.

Inoltre, i leader militari, politici e dell’intelligence israeliani hanno molta paura delle potenzialità dell’Asse della Resistenza che sono ancora a loro sconosciute, quindi cercano in ogni modo di impedire l’attivazione di queste capacità perché infliggerà loro grandi perdite. Forse l’operazione di Eilat di pochi giorni fa è una grande prova della portata dello sviluppo di queste capacità, poiché ha colpito un’importante struttura militare navale dell’esercito israeliano, a pochi metri dal cacciatorpediniere Sa’ar 6.

Iran, migliore risposta è continuare cammino di Zahedi

È certo che la risposta all’assassinio e le sue modalità sono al centro delle questioni dinanzi al leader della Rivoluzione Islamica, lImam Sayyid Ali Khamenei, e al Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale iraniano. Di certo, l’Iran non cadrà nel tranello israeliano di lasciarsi coinvolgere in uno scontro militare iraniano-americano. Ampliando il conflitto e coinvolgendo gli Usa, Israele potrebbe porre fine alla sua fallita e assurda aggressione contro la Striscia di Gaza.

Pertanto, la risposta ideale sarà quella già iniziata, integrando gli sforzi del martire Zahedi e dei suoi compagni lungo le arene dell’Asse, sviluppando e attivando capacità quantitativamente e qualitativamente in misura che molti non possono immaginare, soprattutto nei settori della difesa aerea, droni d’attacco e missili di precisione. Questo è ciò che ha espresso l’Imam Khamenei nella sua dichiarazione: “Il regime malvagio (sionista) sarà punito per mano dei nostri uomini coraggiosi, e noi faremo loro rimpiangere questo crimine e altri simili, con il beneplacito di Dio”.

di Redazione

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