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Per quanto tempo vogliamo occuparci di immigrazione?

Per quanto tempo vogliamo occuparci della questione immigrazione? Nulla avviene per caso. Nulla accade senza un filo logico. Neanche l’emigrazione. Il video sottostante vuole mostrare le ragioni della moderna “crisi” migratoria, iniziata nel 2011 con i primi sbarchi di massa sulle coste italiane. Spiegare perché proprio quell’anno si è scatenata mentre nel resto d’Europa ancora non si percepiva questo fenomeno, molto probabilmente perché i migranti ancora non avevano raggiunto i loro confini.

immigrazione-migrantiSette anni dopo, l’avvento migranti ancora non si riesce a trovare una linea comune nella gestione di questo flusso di persone, ma ciò che è chiaro a tutti è che i Paesi dell‘Ue hanno visto trasformare profondamente la propria politica interna, i media e la società.

Come negli anni ’30, la società europea ha riiniziato a suddividersi in gruppi, dividendosi tra colori, luoghi di nascita e religione. Tra buoni e cattivi. Problemi come la violenza e la criminalità vengono di nuovo associate a precise religioni o nazionalità. Pensieri dettati, di nuovo, dalla paura. Una parte della società europea si è riscoperta paladina di valori cristiani italiani, tedeschi o quello che sia, pur non professando alcun culto religioso, non conoscendo la propria costituzione o, in alcuni casi, senza la necessaria istruzione.

I media, d’altra parte, hanno iniziato a cavalcare l’onda del “reato etnico” all’insegna dell’idea diffusa che “straniero porta crimine”. Si sa, la crisi editoriale esiste veramente e in qualche modo bisogna superarla. Questo vale anche per alcuni programmi Tv.

Mentre la politica interna? Che dire, un’occasione così ghiotta non poteva sicuramente farsela scappare e le destre europee sono state le prime ad esserne uscite vincitrici: la migrazione è diventata il primo argomento e il primo problema dei Paesi europei. I barconi i nemici da temere. Per alcuni la radice della propria miseria, per altri un pericolo per il proprio benessere. In poche parole, ogni responsabilità del malessere europeo pare gravare sulle loro spalle.

Se realmente la migrazione è un problema, perchè, dopo sette anni, l’Ue ancora non ha analizzato cosa abbia provocato un evento simile e cosa lo ha poi portato in Europa? Perchè ancora non si parla del responsabile di questa faccenda? Così facendo, l’Europa continua a soffermarsi sulle conseguenze dei problemi, non toccando mai le cause. Sottolinea la pericolosità di questa situazione proponendo però solo soluzioni “take away” così da darci la sensazione che stanno per risolvere il problema, e assicurarsi milioni di voti.

Ora sono più di 65 milioni in tutto il mondo e in Europa ne sono arrivati dal 2011 circa due milioni. Se il numero di migranti nel mondo aumenterà, aumenterà anche il numero di chi cercherà di raggiungere l’Europa? Possiamo respingerli veramente tutti e per sempre? Ma soprattutto, quanto ci costerà respingerli tutti e per sempre? Una cosa è sicura, fino a che le persone avranno bisogno di lasciare il proprio Paese di nascita si potrà solo tamponare il problema, mai risolverlo. Nessuno lascia il proprio Paese per divertimento.

Quindi, la vera domanda che dobbiamo porci e che stranamente chi scrive le regole ancora non lo ha fatto è: per quanto tempo vogliamo occuparci di immigrazione? Come scrisse il grande sociologo Zygmund Bauman nel suo libro La società sotto assedio: “Le porte possono anche essere sbarrate, ma il problema non si risolverà, per quanto massicci possano essere i lucchetti. Lucchetti e catenacci non possono certo domare o indebolire le forze che causano l’emigrazione; possono contribuire a occultare i problemi alla vista e alla mente, ma non a farli scomparire”.

di Irene Pastecchi

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