Teheran saluta il Comandante Soleimani
Teheran – Oltre cinque milioni di iraniani hanno gremito questa mattina le strade di Teheran per dare l’ultimo saluto al comandante iraniano, tenente generale Qassem Soleimani, martirizzato venerdì a Baghdad in un raid del regime statunitense. Milioni di iraniani hanno partecipato alla processione funebre cantando “Morte all’America, Morte a Israele“.
Le forze terroristiche degli Stati Uniti hanno assassinato il tenente generale Soleimani e Abu Mahdi al-Muhandis, il secondo in comando delle Unità di mobilitazione popolare dell’Iraq (Hashd al-Sha’abi) in un attacco aereo nei pressi dell’aeroporto internazionale di Baghdad.
I corpi del Comandante iraniano e dei suoi compagni sono stati inizialmente trasferiti nelle città iraniane di Ahvaz e Mashhad, dove ieri si sono svolte immense processioni funebri. Il corteo è arrivato a Teheran questa mattina e successivamente si dirigerà verso la città santa di Qom. Domani, il corpo del Comandante sarà trasferito nella sua città natale, Kerman, nel sud-est dell’Iran, per la sepoltura.
Da Teheran la lotta all’Isis
Sia Soleimani che al-Muhandis sono stati due attori determinanti nella lotta contro i gruppi terroristici dell’Isil. L’assassinio dei due Comandanti oltre a scatenare un’ondata di indignazione tra gli iraniani e gli iracheni, ha suscitato forti proteste in tutto il mondo.
Il Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale dell’Iran ha dichiarato che una dura vendetta “a tempo debito e nel posto giusto” si abbatterà sui criminali responsabili dell’assassinio di Soleimani.
Chi era Qassem Soleimani
Qassem Soleimani era nato nel 1957 a Qanat-e Malek, Kerman, Iran. Aveva partecipato alla Guerra Imposta Iran–Iraq dimostrando presto la sua abilità di comandante e scalando le gerarchie dell’Irgc. Nel 1998 era stato posto a capo della Forza Quds, il reparto speciale delle Guardie della Rivoluzione, impegnato sia all’interno che all’estero. Negli ultimi vent’anni era divenuto una figura leggendaria. Tutte le principali vittorie dell’Asse della Resistenza portano la sua impronta. Dall’Iraq alla Siria, dal Libano allo Yemen, a Gaza, al Kurdistan e fino al lontano Afghanistan la sua azione è stata determinante sia per battere e sradicare il terrorismo, sia per sbarrare il passo all’egemonismo americano, sia ancora per opporsi all’aggressività sionista.
Era un uomo che la Guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Khamenei, aveva definito “martire vivente” per la sua rettitudine ed incrollabile adesione ai principi della Rivoluzione Islamica. Un personaggio di grande caratura e dai modi schivi che non amava mettersi in mostra, ma talmente determinante da essere definito dagli esperti come uno degli uomini più potenti del Medio Oriente. Nel 2017, Time lo inserì fra le cento persone più influenti al mondo e alla fine del 2019 The Times lo aveva posto fra i 20 potenziali protagonisti del 2020. Con ogni probabilità Qassem Soleimani lo sarà, per l’accelerazione che il suo assassinio potrà imprimere alle dinamiche dell’intera regione.
di Yahya Sorbello