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Gli ebrei in Iran vivono come i palestinesi di Gaza?

Migliaia di ebrei iraniani la scorsa settimana hanno raggiunto in pellegrinaggio la città di Yazd nell’Iran centrale. La Sinagoga di Molla Agha Baba, costruita più di cento anni fa, ha accolto i pellegrini che hanno potuto raccogliersi in preghiera e svolgere i loro rituali in questo luogo sacro in completa dignità e tranquillità.

La notizia riferita da Press Tv non poteva non farci riflettere sugli ebrei iraniani, che non sono perseguitati, né subiscono abusi da parte dello Stato, anzi, sono protetti dalla Costituzione iraniana. Sono liberi di praticare la loro religione e di votare alle elezioni. Non vengono fermati e perquisiti ai posti di blocco, non vengono brutalizzati da un esercito di occupazione, e non vengono ammassati in una colonia penale densamente popolata (Gaza) dove sono privati dei loro mezzi di sussistenza di base. Gli ebrei iraniani vivono nella dignità e godono dei diritti della cittadinanza.

Gli ebrei iraniani hanno il diritto di auto-amministrazione e un membro tra i 290 parlamentari iraniani è eletto dai soli ebrei. Non sono imprigionati da un esercito di occupazione, non viene negato loro né cibo, né medicine. I loro figli non crescono con disturbi mentali provocati dal trauma della violenza, quando non vengono uccisisi dalle bombe. Le loro famiglie non vengono fatte saltare in aria. I loro sostenitori non vanno a finire sotto ai bulldozer, né vengono colpiti al cranio con pallottole di gomma. Quando fanno manifestazioni pacifiche per le loro libertà civili non vengono picchiati né vengono usati gas lacrimogeni. I loro leader non sono perseguitati ed uccisi con assassinii premeditati.

Gli ebrei iraniani in tutta libertà attraversano l’Iran in pellegrinaggio. La notizia viene riferita anche da Associated Press, l’agenzia internazionale con sede negli Usa, che cita il fatto facendo notare che la condizione degli ebrei iraniani  è cambiata in meglio con l’arrivo al potere di Rohani, “Sotto Rohani, gli ebrei iraniani trovano maggiore accettazione”, “Le tensioni sono cresciute sotto Ahmadinejad, che ha sponsorizzato una conferenza internazionale nel 2006 per discutere se il genocidio della seconda guerra mondiale di ebrei avesse avuto luogo.

Sappiamo che il presidente Mahmoud Ahmadinejad è stato demonizzato dai media occidentali, definito un antisemita e il “nuovo Hitler”. Ma se queste teorie fossero state vere, perché la maggioranza degli ebrei iraniani avrebbe votato per Ahmadinejad alle elezioni presidenziali? Le menzogne su Ahmadinejad non erano diverse da quelle su Saddam Hussein o su Hugo Chavez. Gli Stati Uniti e Israele stavano cercando anche allora di creare la giustificazione per un’altra guerra. Ci chiediamo: ma come era la vita degli ebrei iraniani prima di Rohani?

La risposta ci viene dalla fondazione degli studi e della cultura sefardita (http://www.sephardicstudies.org/iran.html), che in un articolo di qualche anno fa “ Vita di ebrei che vivono in Iran” di Barbara Demick descrive uno dei tanti paradossi della Repubblica islamica dell’Iran, il Paese più fortemente anti-israeliano che sostiene di gran lunga la più grande popolazione ebraica di qualsiasi Paese musulmano.
Mentre le comunità ebraiche in Siria, Iraq, Yemen, Egitto, Marocco e Algeria sono praticamente sparite, l’Iran è la patria di oltre 25mila ebrei. Teheran ha 11 sinagoghe funzionanti, molte delle quali con le scuole ebraiche. Dispone di due ristoranti kosher, e un ospedale ebraico, una casa di riposo e un cimitero. C’è anche un rappresentante ebreo nel parlamento iraniano. C’è una biblioteca ebraica con 20mila testi e la sala lettura è arredata con una fotografia di Khomeini. Né Ahmadinejad, né nessun altro funzionario del governo iraniano ha mai fatto alcun tentativo di far chiudere queste strutture. Mai.

Prima della rivoluzione, gli ebrei erano ben rappresentati, tra gli affari dell’elites iraniana, tenendo posti chiave nel settore petrolifero, bancario e del diritto, oltre che nel bazar tradizionale. L’ondata di sentimento anti-israeliano che ha travolto l’Iran durante la rivoluzione, ha portato migliaia di ebrei più ricchi in fuga verso gli Stati Uniti o Israele. Ma Khomeini incontrò la comunità ebraica al suo ritorno dall’esilio a Parigi ed emise una “fatwa” decretando che gli ebrei dovevano essere protetti. Editti simili proteggono anche la piccola minoranza cristiana in Iran.

Coloro che oggi prendono parte al pellegrinaggio di Yazd alla tomba di uno studioso ebreo famoso, comunque, possono elogiare il nuovo slancio del governo iraniano. “Ci siamo raccolti qui per pregare e celebrare la nostra ebraicità”, ha dichiarato un pellegrino, “Siamo orgogliosi di praticare liberamente la nostra religione”.

I palestinesi di Gaza potranno mai essere orgogliosi di praticare liberamente la loro religione e celebrare i rituali sulla loro terra?

di Cristina Amoroso

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