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Nessuna intesa sui negoziati per il nucleare. Per Teheran è “linea rossa”

di Cristina Amoroso

Si sono conclusi sabato i negoziati sul programma nucleare iraniano, rinviati ancora una volta per nuovi ostacoli sorti nel corso della giornata. E’ stato il vice-negoziatore iraniano Abbas Araghci a porre un “aut-aut”: alla domanda di un possibile prolungamento del negoziato a domenica ha affermato categorico: “I negoziati non continueranno domani” aggiungendo che i lavori “o finiscono stasera o ci sarà un altro round”.

I colloqui a Ginevra hanno permesso di fare passi avanti ma non di raggiungere un’intesa sulla riduzione del programma nucleare di Teheran e sull’alleggerimento delle sanzioni inflitte dall’Occidente. Ampie divergenze sono sorte tra le  posizioni delle grandi potenze del gruppo 5+1 dei Paesi riuniti in Svizzera ((Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia e Germania). In mattinata le affermazioni della Francia su “elementi di divisione”,  la conferma della telefonata di Barack Obama al premier israeliano Benjamin Netanyahu, (“Non dobbiamo fidarci dell’Iran, dobbiamo assicurarci che Teheran si muova nella giusta direzione”) hanno acceso l’atmosfera, nonostante l’appello ad un accordo del ministro degli Esteri britannico, William Hague.

Al nuovo round per i negoziati, fissato per il 20 novembre, rimangono priorità da definire: come la sospensione delle operazioni al reattore al plutonio di Arak e cosa fare dello stock di uranio già arricchito al 20 per cento da Teheran. Da Teheran è arrivata immediata la risposta del presidente Rohani parlando domenica ai parlamentari iraniani nel Majlis. “Per noi, le linee rosse non sono da attraversare. I diritti della nazione iraniana e gli interessi nazionali sono le nostre linee rosse, e tali diritti comprendono i diritti nucleari nel quadro del diritto internazionale, così come di arricchimento sul suolo iraniano”, aggiungendo “La Repubblica islamica dell’Iran non si è piegata e non si piegherà alle minacce di alcun potere”.

Rohani ha inoltre respinto le affermazioni di chi sostiene che l’Iran è stato costretto ai colloqui con le sei grandi potenze a causa delle sanzioni unilaterali contro il suo Paese. Descrivendo le sanzioni come “illegali e inefficienti” ha detto Rohani, “Non ci siamo seduti al tavolo dei negoziati a causa delle sanzioni”. “Se vi ricordate, l’Iran si sedette al tavolo dei negoziati nel 2001, 2002 e soprattutto 2003, in cui non c’erano le sanzioni”, ha proseguito il presidente iraniano con ferrea logica. “Questo significa che l’Iran considera approcci politici, negoziati e il dialogo come la soluzione principale per risolvere i problemi internazionali”, ha osservato Rohani. Gli Stati Uniti, Israele e alcuni dei loro alleati sostengono che l’Iran sta perseguendo obiettivi non civili nel suo programma di energia nucleare, utilizzando l’affermazione come un pretesto per imporre sanzioni contro l’Iran.

Teheran respinge con forza l’affermazione, sostenendo che come un impegnato firmatario del trattato di non proliferazione (Tnp) e un membro dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), ha il diritto di utilizzare la tecnologia nucleare per scopi pacifici.

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