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Usa e Giappone: partner nella falsificazione storica

di Cristina Amoroso

Chi non conosce Oliver Stone, volontario nella guerra in Vietnam, ferito e decorato, poi regista prolifico: Platoon…mNato ilm4 luglio…, sceneggiatore e produttore, 11 candidature agli Oscar, vincitore di tre statuette, impegnato fin dal 2008 insieme allo storico Peter J. Kuznick, al Progetto The Untold History of the United States (la Storia non raccontata degli Stati Uniti) film-documentari per la TV in 10 episodi, seguita dal libro omonimo di 750 pagine, che sarà pubblicato in DVD e in edizione economica il 15 ottobre prossimo?

Non si è ancora spento l’eco delle reazioni sul lungo articolo a firma di  Oliver Stone e Peter J. Kuznick, di ritorno da un giro di 12 giorni di conferenze in Giappone, dal titolo The U.S. and Japan: Partners in Historical Falsification (http://www.huffingtonpost.com/oliver-stone/the-us-and-japan-tners_b_3902034html).

“Essere a Hiroshima e Nagasaki negli anniversari del lancio delle bombe atomiche è stata un’esperienza intensa per noi     ed anche un forte richiamo al perché mistificare il passato sia fondamentale per perpetuare l’impero nel presente, un progetto cui Stati Uniti e Giappone collaborano da 68 anni”. Così scrivono gli autori aggiungendo che le élite di ambo le nazioni hanno indubbiamente beneficiato di questa relazione simbiotica. Finché il Giappone è stato recentemente scalzato dalla Cina, USA e Giappone erano le due massime economie mondiali. Essi sono fra i cinque Paesi con la spesa più alta per i rispettivi apparati militari. Dalla fine della seconda guerra mondiale, il Giappone è stato il fulcro della politica USA in Asia e lo rimane tuttora.

Ponendo i bombardamenti atomici dell’agosto del 1945 al centro della loro analisi degli imperi post bellici americano e giapponese, gli autori asseriscono  che quasi tutto quello che gli americani e i giapponesi imparano a scuola sulla guerra rappresenta proprio il contrario di ciò che accadde realmente.

Tre miti sono alla base della mistificazione storica per quanto riguarda gli Stati Uniti:

  • la santificazione di una “buona” guerra affrontata con la singolare bontà dell’America che si sacrifica per gli altri;
  • gli Stati Uniti hanno valorosamente vinto la guerra in Europa;
  • la guerra fredda è un prodotto dell’ampliamento territoriale sovietico e dell’ostilità verso l’Occidente capitalista

Quanto al primo mito, gli autori spiegano come  il monopolio atomico abbia dato agli Stati Uniti la baldanza per imporre la loro volontà al resto del mondo. In seguito ai bombardamenti, i funzionari USA si mossero per proporre in fretta una narrativa che giustificasse tali atti barbarici, narrativa poco verosimigliante. Così al pubblico si disse che si erano sganciate le bombe per clemenza verso i fanatici giapponesi per farla finita con la guerra quanto prima, evitando un’invasione che sarebbe costata secondo Truman mezzo milione di vite americane… Gli USA non avevano avuto scelta. L’atto era non solo giustificato, era umanitario… Basti pensare a tutti quei giapponesi che sarebbero morti anch’essi in un’invasione.

In realtà il Giappone era già carponi e in cerca di un’accettabile formula di resa dal mese di maggio. I bombardamenti atomici furono un tentativo USA di concludere la guerra prima che i sovietici invadessero e ricevessero le spoglie del Paese promessegli dagli Alleati a Yalta, e furono un tentativo – ancor più gravido di conseguenze per la storia umana – di dimostrare ai sovietici, ben consci della disperazione giapponese per por fine alla guerra, che gli USA potevano essere del tutto privi di scrupoli nel difendere i propri “interessi”.  Ci volle una destrezza straordinaria, media del tutto supini, e istituzioni educative che non ponessero domande per trasformare questo racconto di nefandezza in uno di benevolenza americana.

Il secondo mito fondamentale riguardo alla seconda guerra mondiale è che gli USA abbiano valorosamente vinto la guerra in Europa, mentre – come riconosciuto da Churchill – furono i sovietici a “strappare le budella alla macchina militare tedesca”, affrontando 200 divisioni tedesche per quasi tutta la guerra, mentre USA e Gran Bretagna insieme ne affrontarono 10… Infatti, i generali Marshall e Eisenhower erano furibondi che gli USA “beccassero solo in periferia” e proteggessero gli interessi imperiali britannici in Nord Africa, nel Mediterraneo, e poi in Birmania invece di confrontarsi coi tedeschi frontalmente, fino allo sbarco in Normandia, quando inizia, tipicamente e in modo fuorviante, la narrativa USA, molto dopo che i sovietici avessero invertito la marea bellica.

E il terzo mito fu che la guerra fredda fosse un prodotto dell’ampliamento territoriale sovietico e dell’ostilità verso l’Occidente capitalista. Effettivamente, a Truman ci vollero meno di due settimane in carica per minare alla base la visione di Roosevelt di un mondo multipolare di collaborazione e dirigenza condivisa fra USA e URSS, e per iniziare una politica di sfiducia e ostilità.

Sorprendentemente, la versione della seconda guerra mondiale insegnata agli studenti giapponesi è altrettanto mendace e disonesta. In Giappone oggi c’è qualche nozione e dibattito sul massacro di Nanchino e sull’asservimento sessuale delle donne coreane, ma non c’è quasi discussione sulla brutalità e sulle uccisioni a casaccio associate all’aggressione imperiale giapponese al resto dell’Asia in tempo di guerra. Pochi sanno che ben più di un milione di vietnamiti perirono durante la breve dominazione giapponese o delle atrocità commesse in Indonesia, Malesia, Filippine, Taiwan, Birmania, e altrove verso uomini e donne indiscriminatamente. E la resa stessa è stata ammantata di assurdità a proposito della disponibilità di un imperatore compassionevole a sacrificarsi per limitare le sofferenze del suo popolo.

Il sotterfugio continuò dopo la guerra. Al Tribunale per i Crimini di Guerra di Tokyo non si presentarono accuse contro i dirigenti giapponesi per il massacro aereo di cinesi e altri civili, per assicurarsi che non si facessero paralleli con i bombardamenti incendiari USA di civili giapponesi o con i crimini di guerra ancor più gravi dei bombardamenti atomici. Gli USA effettivamente amnistiarono o semplicemente rilasciarono dozzine di criminali di guerra di prima categoria, molti dei quali continuarono agli ordini postbellici dell’America, come Matsutaro Shoriki, fondatore della Nippon TV e presidente del Yomiuri Shimbun, oggi il maggior quotidiano giapponese, che lavorò in stretti rapporti con la CIA e l’USIA,  Nobusuke Kishi, che proseguì fino a diventare primo ministro del Giappone nel 1957 e contribuì a seminare una dinastia famigliare di prevaricatori storici, utile per il mantenimento delle basi USA in Giappone. E il fratello minore, Eisaku Sato, fino alle bugie e gli inganni del destrorso Shinzo Abe, nipote di Kishi, nel dicembre 2012, noto negazionista della storia, avendo messo in questione la veracità delle atrocità giapponesi verso la Cina e minacciato di revocare le scuse del Giappone alle donne costrette alla prostituzione per servire le truppe giapponesi.

Lo Stato che Martin Luther King,  definiva come “il massimo procuratore di violenza al mondo” continua a sostituire la diplomazia con la forza aggrappandosi alla convinzione che la potenza produce diritto, affermatasi col fatto che gli USA hanno evitato la condanna universale per i bombardamenti atomici del 1945. Come ha arrogantemente dichiarato l’ex-segretario di stato Madeline Albright: “Se dobbiamo usare la forza è perché siamo l’America, la nazione indispensabile”.

 

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