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L’acqua genera nuove tensioni tra Bolivia e Cile

di Fabrizio Di Ernesto

L’acqua mette a rischio le relazioni diplomatiche tra Cile e Bolivia.

A scatenare la disputa la decisione del governo di La Paz di avviare i lavori per la costruzione di ben quattro diversi impianti per lo sfruttamento del fiume Silala, nella zona sud-oveste del paese che però rischia di sottrarre risorse idriche al nord del Cile che ha subito protestato.

Intento di Evo Morales quello di realizzare lungo il Silala un sistema d’irrigazione, una centrale idroelettrica, un impianto di imbottigliamento dell’acqua e un allevamento di trote. Operazione quanto mai complessa e ambiziosa che dovrebbe facilitare la vita a tutti gli abitanti della regione e che dovrebbe dare lavoro a circa 600 famiglie una volta che i lavori saranno ultimati

La parte del progetto che ha indispettito i cileni quello relativo alla costruzione di dighe per realizzare l’allevamento di oltre 20mila trote ogni anno, ciò infatti priverebbe il territorio cileno di molti metri cubi di acqua.

Da parte sua, l’amministrazione Piñera ha richiesto alla autorità di Potosí ulteriori rapporti in merito e ha definito le opere una “provocazione inutile”. Il presidente boliviano ha però alzato i toni dello scontro difendendo il diritto del suo popolo a decidere autonomamente delle proprie risorse, senza dover consultare altri paesi, ricordando il precedenti di alcuni decenni fa quando il Cile costruì dei canali per trasportare l’acqua ai suoi centri di frontiera senza tener contro dei vicini.

Questo è solo l’ultimo episodio di tensione tra i due paesi che non hanno relazioni diplomatiche dal lontano 1978 e che nel 2001 avevano, di comune accordo, avevano determinato per il Cile il pagamento del 50% della acque utilizzate del Silala, fino a quando non si fosse realizzato uno studio per stabilire l’origine del fiume. Tuttavia, l’accordo non è mai entrato in vigore. Il governo di Potosí ha spiegato che durante i lavori il flusso dell’acqua del Silala diminuirà solo del 30% e che, terminati questi, le acque per il percorso cileno torneranno a scorrere regolarmente.

Dopo il petrolio quindi l’oro blu si conferma causa di notevoli screzi diplomatici, specie in una regione come quella indio-latina dove le frizioni sono sempre all’ordine del giorno.

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