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Sanità, arrivati in Calabria 50 medici cubani

Sanità – Nel vedere la foto di rito, con il presidente della Regione Calabria sorridente e in prima fila, sembra di essere dinnanzi ad un gemellaggio. In Calabria sono arrivati i primi 50 medici provenienti da Cuba. L’arrivo dei dottori è atteso da settembre ed il motivo è semplice quanto drammatico: mancano i medici. Il “gemellaggio” è stato fortemente voluto dal governatore Roberto Occhiuto, l’accordo è stato firmato nel Luglio del 2022.

I 50 medici cubani sono i primi ad arrivare in Italia, l’accordo con la CSMC, “Comercializadora de servicios médicos cubas”, prevede l’invio di 497 contratti. Numeri che dovrebbero aiutare, per i prossimi tre anni, il servizio sanitario regionale e venire incontro alla mancanza cronica di personale medico. Eppure parliamo dell’Italia, non di un Paese del Centro Africa o di un paese in guerra come potrebbe essere l’Ucraina o lo Yemen. Parliamo di una nazione che siede al tavolo dei G7 e G8, una delle nazioni “industrializzate.”

Sanità e carenze

Eppure la mancanza cronica di personale medico e infermieristico è una piaga che l’Italia si porta dietro da tempo. A farne le spese sono i pazienti, abbandonati, quando va bene, nelle lettighe delle astanterie dei pronto soccorso sempre più caotici, nei reparti con uno o due infermieri per 20 pazienti.

Tornando a quanto accade in Calabria, l’arrivo dei medici era stato annunciato come imminente da mesi e aveva suscitato anche proteste e polemiche. I cinquanta cubani verranno temporaneamente ospitati presso la caserma di via Panebianco a Cosenza, sosterranno un corso intensivo di italiano per tre settimane e poi saranno inseriti nelle strutture ospedaliere della provincia di Reggio Calabria. 

La delegazione medica ha già incontrato il governatore Occhiuto, che in un messaggio su Facebook ha scritto: “Hanno cercato di fermarci con polemiche e con intoppi burocratici, ma ce l’abbiamo fatta”. Fra un mese questi medici potranno stare nei reparti ospedalieri che rischiavano di chiudere. “Non ruberanno alcun posto di lavoro perché noi nel frattempo stiamo andando avanti con i concorsi e con le procedure di reclutamento”.

Se è vero che non rubano nessun posto di lavoro, sarà sicuramente così, rimane ancora una volta senza risposta la domanda del perché l’Italia preferisca chiedere aiuto all’estero invece che far lavorare i propri medici pagandoli il giusto invece che farli fuggire per altri lidi.

di Sebastiano Lo Monaco

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