Cronaca

Open Arms, Salvini a processo

Salvini andrà a processo, questo quanto deciso dal Senato che ha dato il via libera all’autorizzazione a procedere per i fatti della nave Open Arms. In parole semplici non vi fu nessun interesse pubblico, nessuna ragione di Stato e nessuna difesa dei confini, perché su queste tre pilastri si fondava la difesa che Salvini ha portato avanti nelle sue dichiarazioni.

Il Senato a maggioranza ha deciso di mandare a processo il senatore Salvini con un’accusa grave, ossia aver sequestrato da ministro degli Interni 164 persone che si trovavano a bordo della nave Open Arms tenendoli in precarie condizioni psicofisiche, sotto il sole di agosto, per ben 19 giorni.

Open Arms, responsabilità politica di Salvini

Adesso sarà la magistratura a decidere se vi sono delle responsabilità penali su quanto messo in atto da Salvini, ma già il parlamento ha riconosciuto le responsabilità politiche dell’ex ministro dell’Interno, responsabilità morali oltre che politiche di un uomo che ha utilizzato il proprio potere contro persone in evidente stato di difficoltà.

Non vi era nessun rischio per la democrazia e nessun confine da difendere, ma solo l’obiettivo celato dell’ex ministro di incrementare il suo consenso elettorale sulla pelle degli ultimi e far montare la rabbia nella popolazione. “Salvini non agì per interesse pubblico”, questa è stata la motivazione con cui il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha annunciato nell’aula del Senato il voto del suo partito a favore dell’autorizzazione a procedere per il processo Open Arms.

“Noi dobbiamo rispondere alla domanda non se Salvini abbia commesso reati o no, o se fosse accompagnato da altri membri del governo. A questo risponde la magistratura. Ma se ci fu interesse pubblico. E per me l’interesse pubblico non c’è nel tenere un barcone lontano dalle coste”, afferma Renzi.

Rischio decadenza per Salvini

Il rischio per Salvini è anche contrassegnato dalla Legge Severino. Infatti, rischia di essere costretto ad affrontare la decadenza da senatore, oppure l’impossibilità di ricandidarsi, qualora incappi in una condanna che superi i due anni. Ipotesi realisticamente possibile visto che il reato di sequestro di persona, con minori coinvolti, è punito fino a 15 anni.

La legge Severino del 2012, da questo punto di vista, non è in alcun modo aggirabile. Poiché, già all’articolo 1, prevede appunto che condizione imprescindibile per correre alle elezioni di deputato, senatore o parlamentare europeo, nonché per essere e restare membro del governo, sia quella di avere una fedina penale pulita, priva di una condanna che superi i due anni di pena. Qualora la condanna intervenga nel pieno di una carica, essa comporta subito la decadenza dalla medesima.

di Sebastiano Lo Monaco

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