di Redazione
La Cina sta costruendo la sua prima base militare permanente in Africa; ha appena siglato un contratto di leasing decennale con Gibuti per l’allestimento di un’infrastruttura logistica.
Il generale David Rodriguez, comandante dell’U.S. Africa Command, ha confermato la notizia dell’installazione che sorgerà nei pressi di Camp Lemmonier, da tempo base dell’Us Navy nel Corno d’Africa.
Ufficialmente l’infrastruttura servirà da appoggio al naviglio militare che Pechino mantiene in quelle acque per la protezione del proprio traffico mercantile contro i pirati somali, nella realtà è il logico sviluppo del percorso intrapreso per divenire una superpotenza globale.
La Cina ha enormi interessi economici da proteggere nella regione; lo sviluppo e il mantenimento della sua economia sono basati su un continuo afflusso di materie prime a basso costo che in vasta parte provengono dall’Africa, di cui Pechino è il primo partner commerciale.
Secondo l’Economist, gli scambi commerciali fra il continente africano ed il Dragone hanno raggiunto i 160 Mld di dollari e negli ultimi 10 anni più d’un milione di lavoratori, commercianti e aziende cinesi si sono trasferiti in Africa per sfruttare le opportunità di facile arricchimento.
I Governi locali hanno spesso preferito allacciare rapporti con il Governo e gli imprenditori di Pechino, perché essi non tengono in alcun conto i diritti umani, del lavoro o il rispetto per l’ambiente, accettando apertamente le pratiche della corruzione e del peggiore sfruttamento delle popolazioni e del territorio.
Quello cinese è un imperialismo brutale, che ha ormai abbandonato il profilo basso tenuto sin’ora e s’accinge ad usare anche lo strumento militare per continuare ad esercitare lo sfruttamento di un Continente ricco di materie prime ma debole, povero e diviso.
