La svolta tra le due Coree e il premio Nobel a Trump
Lo storico incontro tra i presidenti delle due Coree, il nordcoreano Kim Jong-un e il capo del governo di Seul Moon Jae-in, è stato atteso e seguito da vicino da tutti i media e dai politici a livello internazionale. Anni di test missilistici, pericolosamente incrementati negli ultimi mesi dopo l’elezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti, non lasciavano infatti presagire una resa dell’ancora incompreso leader nordcoreano. Il summit, trasmesso indiretta televisiva il 27 aprile 2018, è servito per sancire una svolta senza precedenti nelle relazioni bilaterali tra Corea del Sud e Corea del Nord.
Nonostante l’ampia copertura mediatica riservata all’incontro, in molti ancora si chiedono cosa abbia spinto Kim Jong-Un a muovere un passo verso la pace, considerando che l’ultimo test missilistico risale a soli quattro mesi fa, nel novembre del 2017. Una delle ragioni si può sicuramente ritrovare nell’efficacia del regime sanzionatorio. La Corea del Nord è infatti la nazione contro la quale sono state imposte più sanzioni. Il Paese infatti, oltre a decenni di embargo statunitense, dal 2006 è entrato nel mirino anche delle Nazioni Unite per aver iniziato i primi test missilistici.
Le uniche spalle su cui Kim poteva contare erano quelle di Cina e Russia, grazie alle zone economiche speciali. Contrariamente alle apparenze, e nonostante le dure sanzioni, la Corea del Nord non è però uno stato in crisi perenne, con un’economia completamente soffocata come potrebbe sembrare da certe fotografie fatte dall’occidente.
L’obiettivo di Kim Jong-un potrebbe perciò essere quello di voler adottare un modello di sviluppo asiatico, fondato su liberalizzazione economica e ferreo controllo dell’ambito politico, per far rientrare il Paese nello scacchiere internazionale. Azione che potrebbe far storcere il naso ai vicini di casa, Cina e Giappone.
Il ruolo di Trump e della Russia nella pace tra le Coree
L’incontro tra i presidenti delle due Coree, Kim e Moon, e il loro impegno per la “completa denuclearizzazione della penisola coreana” hanno posto le basi per il summit, non ancora programmato, tra Trump e Kim. Non solo, un gruppo di 18 legislatori repubblicani ha scritto al comitato norvegese per il Nobel per raccomandare formalmente il presidente Usa Donald Trump. “Dal suo insediamento, il presidente Trump ha lavorato instancabilmente per applicare la massima pressione sulla Corea del Nord così da porre fine al suo programma di armi illegali e portare la pace nella regione”, si legge nella lettera.
Trump però non è il solo a vantare un ruolo nella processo di denuclearizzazione della Corea del Nord. Anche Mosca rivendica un posto da protagonista nella pacificazione della penisola coreana. Il Cremlino ha infatti chiesto che ora si passi a un negoziato a sei che comprenda, oltre alla Corea del Nord e del Sud, anche la Cina, gli Stati Uniti, il Giappone e, last but not least, la Russia.
di Irene Masala