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Striscia di Gaza, Netanyahu propenso ad un’occupazione perenne

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dal 7 Ottobre 2023 ha scatenato l’inferno sulla Striscia di Gaza tra il silenzio complice di buona parte del mondo occidentale. Un Occidente che ha fatto finta di niente dinnanzi alle immagini di corpi di donne e bambini dilaniati dai bombardamenti dell’Idf, tacendo e mettendo in atto il classico doppiopesismo del “Giardino del Mondo”, che non riesce a vedere e comprendere il diverso da sé.

I bombardamenti continueranno

Questo che emerge dall’intervista rilasciata giorni fa da Netanyahu ai media francesi, è il totale distacco tra un primo ministro che si dipinge come una vittima e il sentimento, tardivo, che domina l’opinione pubblica dinnanzi alle immagini impressionanti che arrivano da Gaza.

Il discorso di Netanyahu si è contraddistinto per la totale mancanza di visione per un possibile dopoguerra ed ha ripetuto la solita retorica: “Israele lotta per la sua esistenza e contro l’antisemitismo”, manca del tutto il futuro che attende i palestinesi. Quella che viene immaginata è una temporanea autonomia dei territori palestinesi, ovvero una perenne occupazione nella più totale illegalità. “Altri sette mesi”, questo è il tempo previsto dal premier, ossia il tempo di arrivare alle elezioni americane, ma il piano del leader sionista è quello di avere Gaza sotto controllo e avere modo di entrarci come e quando vuole Israele.

Crimini di guerra nella Striscia di Gaza

Intanto si continua a morire per mano di un regime che viene definito “democratico” solo da un manipolo di miopi e faziosi commentatori. Bisognerebbe chiamare le cose con il proprio nome perché se Putin è un criminale, anche Benjamin Netanyahu è un criminale che porta avanti politiche colonialiste. La “più grande democrazia del Medio Oriente” altro non è che uno “Stato” guidato da belve assetate di sangue, che stanno riuscendo a smentire persino i suoi più accaniti sostenitori.

Che nazione è quella che colpisce i rifugi, gli ospedali, che blocca le ambulanze che non riescono ad entrare in quei pochi nosocomi ancora in piedi? Che nazione è quella che spara sugli sfollati ospitati in rifugi di fortuna accanto ai magazzini dell’Onu, diventati bersaglio di violenza brutale? Come definiremo una nazione del genere se non fosse amica dell’Occidente?

di Sebastiano Lo Monaco

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