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La strage dei musulmani Rohingya è un genocidio

Gli occhi tristi di Saulama sono gli stessi di migliaia di bambini denutriti e senza casa, vittime della violenza etnica che insanguina il Myanmar, la ex Birmania. Lo stato di Rakhine, al confine con il Bangladesh, è teatro di violenze nei confronti della minoranza dei musulmani Rohingya: oltre 100mila persone vivono nei campi profughi, costretti a scappare dalla persecuzione della maggioranza buddista, che ha causato centinaia di morti. Mohammed Syed parla di pulizia etnica: “E’ tutto organizzato, lo fanno in modo sistematico, hanno studiato un piano: vogliono perpetrare un genocidio”.

Chi è rimasto nei villaggi vive nel terrore, chiuso in una specie di ghetto con cibo e medicine razionati: i musulmani non sono considerati cittadini, anche se sono un milione. Nei campi profughi, dove arrivano centinaia di persone che hanno perso tutto e denunciano omicidi: un sottile strato di paglia separa i bambini dagli escrementi umani e animali, il rischio di epidemie è altissimo. I medici sono costretti a lavorare senza autorizzazione.

Nel Paese asiatico l’accesso a giornalisti e operatori umanitari è stato bloccato, impedendo al mondo esterno di sapere ciò che sta realmente accadendo nello Stato di Rakhine. Immagini satellitari che Human Rights Watch ha rilasciato mesi fa, mostrano la distruzione di villaggi Rohingya.

di Redazione

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