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Spese militari 2015: il triste record dell’Arabia Saudita

di Federica Albano

Il Sipri (Istituto di Ricerca Internazionale per la Pace di Stoccolma) ha divulgato il rapporto annuale per le spese militari nel mondo. I dati non sono incoraggianti soprattutto se si guarda all’Asia. Come ogni anno, al vertice di questa triste classifica si piazzano gli Stati Uniti con 596 miliardi di dollari (sebbene il dato sia, rispetto al 2014, diminuito del 2,4%), seguono la Cina (215 miliardi di dollari; +7,5%) e l’Arabia Saudita che con i suoi 87,2 miliardi di dollari (circa il +5,7% rispetto allo scorso anno) supera la Russia. La spesa mondiale totale è di circa 1,7 miliardi di dollari solo nel 2015.

Le cause

Ciò che più sorprende di questo scenario è forse la posizione di rilievo che l’Arabia Saudita ha guadagnato nei confronti della Russia. Questo in realtà non deve stupire: da più di un anno l’Arabia Saudita è impegnata in un sanguinoso conflitto in Yemen, inoltre il calo generalizzato del petrolio su scala mondiale ha avuto ovviamente notevoli effetti sul mercato delle armi. Complice anche la diminuzione del valore del rublo che ha permesso ai Sauditi di surclassare la Russia. Di fronte a questi dati è assai complicato delineare un possibile scenario futuro: da una parte è facilmente ravvisabile l’aumento di conflitti nel mondo e dall’altro il distaccamento (almeno in parte) del petrolio negli interessi bellici globali.

Vecchi numeri

Nel 2013 la spesa mondiale per gli armamenti era di 1.3 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti avevano già ridotto allora la loro spesa con un -7,8%. Cina, Russia e Arabia Saudita che seguivano il primato statunitense, dal biennio 2004-2006 fanno parte dei 23 Paesi che hanno più che raddoppiato il loro budget per le spese belliche. Solo l’Afghanistan ha ottenuto il 77% in più per gli armamenti: un’enormità in confronto al +7,4% di Pechino.

Questi dati però non possono essere razionalmente comparati a quelli attuali perché non tengono conto del calo del petrolio, delle oscillazioni di borsa avvenute e dei nuovi conflitti in corso (basti pensare all’aumento di spesa, superiore a quello russo, messo in atto dal regime saudita).

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