Sondaggi politici: fiducia cieca ai partiti di governo
Cresce il consenso attorno ai partiti che compongono la maggioranza di governo. Una fiducia cieca mostrata dagli italiani soprattutto verso la Lega di Salvini che vola al 33%, mentre il M5S si attesta al 30%, in calo di tre punti rispetto alle elezioni politiche del 4 marzo. In calo verticale le opposizioni con il Pd che ormai langue intorno ad uno scarno 16%.
Un trend che sembra confermare quella che è la percezione dell’opinione pubblica e dell’eco derivante da rete e social. Il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, giorno dopo giorno, riesce a sgranocchiare consensi al partito alleato, nonché competitor nella gara tutta populistica della caccia al facile consenso.
Una strategia all’apparenza semplice quella che muove le gesta del leader della Lega, fatta di parole elementari e dirette, a prova di bambino, in grado di arrivare alla pancia del q.i. più basso, senza intaccarne la struttura neuronale. Dietro tutto ciò si muove la regia occulta di un vero e proprio team di esperti in comunicazione, ideatori di un algoritmo chiamato “la Bestia”, vero motore della propaganda social di Salvini.
L’azione di governo si muove di conseguenza, con i pentastellati, da sempre interessati più alla pancia che alle sinapsi degli elettori, a far da spalla ideale talvolta con proclami, altre con disegni di legge i quali cercano, non senza difficoltà e dubbi interni allo stesso partito, di mantenere il più possibile fede a quanto promesso in campagna elettorale.
In effetti, la tanto acclamata “ manovra del popolo”, sembra preoccupare non solo l’elettorato opposto, ma lo scetticismo serpeggia anche tra gli elettori Lega-M5S. Solo una piccola parte di essi infatti è pienamente convinto dell’efficacia del Def, mentre la restante parte degli elettori è convinta che la nuova manovra economica determinerà un aumento ulteriore ed irreversibile del debito pubblico.
Nonostante gli allarmi provenienti da mercati e burocrati Ue, il governo sembra andare avanti compatto a testa bassa. Dal “me ne frego” di Salvini, alle dichiarazione più compassate e tecniche del ministro dell’Economia Giovanni Tria che ha promesso all’Ue una riduzione graduale, fino quattro punti percentuali, del debito pubblico ed una crescita altrettanto significativa del Pil.
Reddito e pensioni di cittadinanza, flat tax, riforma dei centri per l’impiego, poggiano la loro operatività su un deficit del 2,4% del Pil e non su quelle risorse che fino a qualche tempo fa si dicevano esistenti e sicure. Si rischiano sanzioni da parte di quell’Europa sempre intransigente nei confronti dell’Italia, in maniera particolare adesso che il Paese è guidato da forze politiche populiste ed euroscettiche.
di Massimo Caruso