Gli Slavi rispondono alle provocazioni della Nato
Dal 31 ottobre al 4 novembre, la Nato ha svolto in Montenegro le esercitazioni “Crna Gora 2016”, preludio per il controverso ingresso del piccolo paese nell’Alleanza, che dovrebbe avvenire a metà del 2017. Al contempo, dal 3 al 9 novembre si sono svolte ad est di Belgrado le esercitazioni congiunte denominate “Fratellanza Slava 2016”, cui hanno partecipato 450 soldati serbi, 200 russi e 50 bielorussi.
Al di là del contenuto prettamente militare, nei fatti relativo vista l’esiguità delle forze impegnate nei due eventi, le esercitazioni hanno avuto un significato politico rilevante. L’ingresso del Montenegro nella Nato, quale 29° membro, continua quella dissennata corsa all’espansione di una struttura che è nient’altro che la proiezione militare (e non solo) degli interessi Usa.
Nel caso specifico, si tratta di un piccolo Paese con antichi legami culturali, religiosi ed economici con Mosca, che torbide manovre stanno indirizzando verso la tutela dello Zio Sam. Manovre fortemente avversate sia da Mosca, che vede anche l’ultimo lembo di costa adriatica legarsi a Washington, che da Belgrado, che ha ancora vivo il ricordo dell’aggressione subita per mano della Nato, che l’amputo del Kosovo.
Russia e Serbia nel 2010 hanno siglato un accordo di collaborazione militare, e dal 2014 svolgono congiuntamente l’esercitazione “Fratellanza Slava”, giunta ora alla terza edizione, che vede anche la partecipazione di elementi bielorussi. Nei fatti, nel prossimo futuro, di tutta Europa solo Minsk e Belgrado saranno all’esterno dell’orbita Usa (la Bosnia è un discorso a parte).
Il messaggio che “Fratellanza Slava” vuole mandare ai vertici Nato (leggi a Washington) è un altolà all’aggressività usata fin’ora, e la volontà di contenere espansionismo e provocazioni. È in questa ottica che va visto il sostegno dato da Mosca al referendum nella Republika Srpska, l’entità serba della Bosnia-Erzegovina; un ulteriore avviso che il Cremlino intende intensificare i rapporti con Belgrado e tornare a giocare un ruolo determinante negli equilibri dei Balcani.
di Redazione