Siria. Vogliono attaccare, ma questa volta sarà solo per paura
Un mondo intero resta con il fiato sospeso in attesa di un possibile quanto folle attacco militare alla Siria, da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Una situazione che abbiamo vissuto innumerevoli volte, con le stesse minacce, gli stessi toni e con le stesse fantomatiche accuse abbiamo visto intere nazioni spazzate via e interi popoli massacrati da bombardamenti e guerre intestine.
Dai Nativi americani al popolo iracheno, da quello vietnamita a quello libico, un’impressionante scia di sangue ha segnato la storia dell’uomo negli ultimi secoli. Tutto ciò per volontà di quei pochi signorotti che dai lussuosi superattici di Brooklyn, si arrogano il diritto di decidere sull’esistenza degli altri popoli.
Negli ultimi giorni ogni governo si è espresso evidenziando la propria posizione pro o contro l’attacco militare. Il ministro degli Esteri libanese Adnan Mansour ha dichiarato giorni fa che una guerra contro la Siria avrà ripercussioni devastanti su tutta la regione. Il Libano non rimarrà in silenzio – aggiunge il ministro – se Israele approfitta dell’attacco contro la Siria per attaccare la resistenza libanese di Hezbollah. “La resistenza e l’esercito proteggeranno il Libano perchè è un diritto naturale difendere la propria terra; la resistenza è nata per difendere il Libano al fianco dell’esercito”, ha sottolineato Mansour.
La Russia, tra le nazioni più vicine al legittimo governo siriano di Assad, ha presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite i documenti comprovanti che sono stati i “ribelli” a compiere l’attacco chimico che ha avuto luogo il 21 agosto.
Il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha dichiarato che l’Occidente potrebbe agire sulla Siria anche senza il pieno sostegno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ciò non sorprenderebbe nessuno, è ben nota l’ipocrisia e la complicità delle Nazioni Unite di fronte alla prepotenza di chi da secoli decide il destino di intere nazioni.
I piani di attacco militare alla Siria sono pronti da anni. Un attacco che si differenzia da tutti gli altri avvenuti in passato per via delle enormi difficoltà e per la consapevolezza di un Medio Oriente, che poco o nulla ha a che vedere con quello di alcuni decenni fa, quando bastavano sei giorni ad Israele per avere ragione delle potenze regionali del tempo.
Oggi gli equilibri sono radicalmente mutati, le pesanti sconfitte militari israeliane ad opera di Hezbollah sono un chiaro monito. C’è una profonda consapevolezza nei popoli della regione, c’è una nuova speranza nata grazie alla volontà e al sacrificio di quegli uomini che hanno fatto di una fede la loro ragione di vita. Questa consapevolezza fa paura all’Occidente. Se avranno il coraggio di attaccare, questa volta sarò solo per paura.