Siria. Cosa c’è dietro la liberazione di Quirico?
di Mauro Indelicato
La domanda, la prima che viene subito in mente, riguarda un dubbio molto condiviso: è stato pagato un riscatto ai ribelli per liberare Quirico? Chi ha trattato con loro? Chi ha fatto da tramite? Molte sono le incongruenze ed i misteri nella versione ufficiale, nella tempistica del rilascio soprattutto: una su tutte, la notizia del rilascio del giornalista de La Stampa è arrivata in Italia alle 21 e 30, dopo tre ore Quirico era a Ciampino. Non è stata data comunicazione di quando e dove è avvenuto il rilascio, né da dove è decollato il Falcon dell’aereonautica che ha riportato a casa il nostro connazionale.
Insomma, c’è qualche incongruenza di troppo che, dopo i festeggiamenti per il rilascio, obbliga a fermarsi per scrutare circostanze ed eventi e capire cosa c’è stato dietro sia al rapimento che al rilascio. Quel che più preme, è capire se esistano dei canali diplomatici diretti o privilegiati con i prigionieri di Quirico, ossia quindi con quel gruppo di terroristi mercenari chiamati “ribelli” o “liberatori” dall’occidente.
Tra le voci occidentali più propense ad incitare la rivolta anti – Assad, era propria Quirico che, ironia della sorte, è stato poi tenuto in una brutale prigionia da uno dei tanti gruppi che compongono la forza antagonista al legittimo governo di Damasco. Adesso è lo stesso cronista a ravvedersi: “Sono stato tradito dalla rivoluzione – afferma non appena sceso dall’aereo di provenienza sconosciuta – all’inizio era davvero qualcosa di bello, poi ho visto quello che stanno combinando, è da paura, è un qualcosa di inimmaginabile.”
Condizioni di prigionia estreme, trattamento brutale, spostamenti da gruppi giudicati dallo stesso Quirico come militanti “anti – cristiani”, per una spietata legge del contrappasso, a portare finalmente anche nei tg tradizionali il vero volto dei fantomatici ribelli siriani, è la voce di uno dei loro primi sostenitori.
Ma Quirico non era solo: al suo fianco infatti, vi era Pierre Piccinin, di nazionalità belga. Ciò che dice Piccinin, è ancor più dettagliato e nelle sue prime dichiarazioni, va dritto al nocciolo della questione: “Non è stato Assad ad usare le armi chimiche in Siria, lo so per certo” afferma il belga.
La certezza di Piccinin, deriva da una conversazione dei suoi sequestratori in inglese via Skype da lui stesso origliata, nella quale si diceva a chiare lettere che i ribelli usano i bombardamenti chimici per cercare di provocare la reazione della comunità internazionale contro Assad. Quirico non conferma, ma neanche smentisce, si limita a minimizzare: “Era solo una conversazione, nulla più” ha fatto sapere ai giornalisti presenti a Ciampino, prima di raccontare nei dettagli i momenti più difficili di questi cinque mesi: “Ho saputo solo adesso chi è il presidente della Repubblica, è come se fossi vissuto su Marte per tutto questo tempo” rincara.
Tutto ciò, dà un’ulteriore conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, di cosa sta accadendo in Siria: da un lato l’esercito regolare di Assad, dall’altro un’accozzaglia di terroristi di vario genere, sia estremisti islamici che mercenari venuti dall’estero. Oggi più che mai, non si può infilare la testa dentro la sabbia sulla questione siriana: è comprensibile quale parte fa gli interessi del popolo siriano e quale invece di squallidi e beceri interessi stranieri. Soprattutto, è ben smascherata anche ai più il teatrino messo in scena dagli USA, aizzati dagli israeliani e dagli onnipresenti sauditi; mentre in Iraq ed il Libia il disegno è andato a termine, in Siria il buon senso, anche dell’opinione pubblica, pare finalmente che stia per prevalere.