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Siria: le violenze dell’Isil portano al suicidio 60 ragazze ogni mese

di Carolina Ambrosio

Gli eventi degli ultimi giorni ci stanno ponendo davanti ad un quesito esistenziale, che sembra si riproponga ciclicamente. Vita o libertà? Vivere in continua paura e dolore o morire? Non si può pretendere di saperla lunga e, purtroppo, la morte è la scelta per alcune ragazze che sentendosi violate, decidono di morire.

Almeno 60 ragazze ogni mese decidono di suicidarsi dopo essere state violentate da miliziani dell’Isil. La popolazione è costretta a subire la sottomissione a questi terroristi, subendo le loro violenze. Donne e bambini sono le categorie più soggette ad abusi sessuali, in conseguenza dei quali in media due ragazze al giorno muoiono volontariamente.

Le cause sono immaginabili. Sono ragazze, donne, bambine che si sentono colpevoli per esser venute meno ad un precetto della loro fede, che si sentono abbandonate, sono donne che non vogliono portare avanti gravidanze frutto di abusi sessuali. Human Rights Watch aveva già denunciato tali crimini.

Ad una breve analisi, le vittime sono tutte provenienti dalla comunità di Yazidi dove c’è una parte consistente di non musulmani, primi ad essere soggetti alle varie violenze del gruppo terroristico. Ovviamente, i musulmani non godono di particolare benevolenza. Bisogna ricordare che l’Isil ha nella sua “ideologia” un’interpretazione rigorista della Shari’a, che non ha nulla a che vedere con la religione islamica.

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