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Siria, iniziati i raid russi contro i terroristi; Mosca scansa Washington dal Medio Oriente – Video

di Salvo Ardizzone

L’aviazione russa ha cominciato a martellare le posizioni dei cosiddetti “ribelli” nell’area di Homs. Gli obiettivi sono soprattutto i miliziani dell’Esercito della Conquista, una coalizione nata a inizio anno da un accordo fra Arabia Saudita, Qatar e Turchia che li foraggiano, e che comprende i salafiti di Al-Sham, i qaedisti “ufficiali” di Al-Nusra (che di fatto comandano) e quel Free Syrian Army (che è tutt’altro che “moderato”) su cui tanto avevano puntato gli Occidentali.

Dopo aver ottenuto dal parlamento russo l’approvazione ufficiale all’uso delle armi in Siria, in risposta alla formale richiesta di aiuto di Damasco, Putin ha dato il via agli strike condotti dalla considerevole forza aerea concentrata soprattutto nell’aeroporto di Latakia. Si tratta di 12 cacciabombardieri Su-24, 12 Su-25 da attacco al suolo e 4 caccia multiruolo Su-30Sm, a cui si sono appena aggiunti almeno 6 nuovissimi cacciabombardieri pesanti Su-34, capaci di sganciare fino a 12 tonnellate di ordigni.

Lo scopo di questa prima fase di raid sembra essere duplice: blindare l’area costiera con i porti di vitale importanza strategica e dare supporto alle forze governative impegnate nell’area settentrionale di Aleppo e Homs.

È difficile non collegare la brusca accelerazione degli eventi col lungo faccia a faccia tenutosi fra Obama e Putin lunedì sera, a margine dell’Assemblea dell’Onu. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, contrastanti sul destino di Assad, è evidente che è stato trovato un tacito accordo che dà il via libera all’azione di Mosca; tesi avvalorata dai numerosi contatti in corso fra Gru, Fsb (i Servizi russi) e il Pentagono per mettere in campo una forma di “discreto” coordinamento finalizzato a evitare incidenti fra le rispettive Forze Armate e scambiare informazioni. E d’altronde, secondo indiscrezioni di alti funzionari, gli Usa sono stati informati un’ora prima degli attacchi.

Con tutta probabilità, a New York, fra Obama e Putin, al di là dei pubblici contrasti è stato raggiunto un accordo quanto meno tacito: sarà Putin a fare il lavoro sul campo che Obama non si può permettere di fare a causa degli “alleati” sauditi, qatarioti e turchi. E non è affatto un caso che il Presidente Usa abbia dichiarato all’Onu che l’Isis sia ormai circondato e in procinto di essere distrutto. È ciò che ormai sta accadendo.

Con l’iniziativa russa viene colmato il vuoto politico e operativo lasciato dalla Casa Bianca in Medio Oriente: la massiccia scesa in campo in termini di aiuti militari, il coordinamento unico contro il terrorismo fra Russia, Siria, Iraq e Iran ed ora il via libera agli strike, danno agli eventi già in rapido movimento un’ulteriore accelerazione, che troverà sbocco diplomatico nella presentazione di una bozza di risoluzione per la creazione di una coalizione anti Isis che includa anche Assad e Iran.

In un simile precipitare della situazione, suonano patetiche e fuori dal tempo le dichiarazioni del ministro degli Esteri saudita, che nella sostanza ha dichiarato che Riyadh sarebbe pronta a un intervento armato in Siria per estromettere Assad. Allo stato dei fatti farneticazioni di un gruppo di potere scollegato dalla realtà e in gravissima difficoltà, che vede il fallimento totale di anni di sforzi e il crollo del proprio passato potere.

Video: http://wpc.be1e.edgecastcdn.net/00BE1E/news/2015/10/01/alalam_635792997332697795_25f_4x3.mp4

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