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Silenzio sui traffici della ‘ndrangheta, ma si arresta Lucano

Nella Calabria odierna, quella della ‘ndrangheta, delle riunioni malavitose segrete e rituali, quella dei grandi appalti pilotati e gestiti dai potentati familiari, quella dei santi che si inchinano dinnanzi alle case dei boss, può capitare che un sindaco come Domenico “Mimmo” Lucano da Riace, venga inquisito ed esiliato per aver fatto accoglienza.

‘ndranghetaIl modello messo su dal sindaco Lucano, da ottimo esempio di integrazione socio-economica qual è stato concepito ha raccolto i favori di tutti coloro che ancora credono in un mondo collaborativo e solidale, ma proprio per questo, si è attirato gli strali di quella parte di politica che adesso ci governa e che ha esultato alla notizia delle indagini e dei domiciliari e quindi del Daspo ad personam dell’ormai ex sindaco dalla sua amata Riace.

Tutto questo accade nella Locride, ove la sua Procura è stata fin troppo attenta e zelante nel seguire le gesta del fuorilegge Lucano, un bandito che non ha gestito e truccato appalti pubblici milionari, non ha lucrato sui rifiuti tossici o patrocinato connivenze politico–massonico–mafiose nella gestione di aziende pubbliche come l’Asl.

Domenico Lucano ha semplicemente creduto in un modello di integrazione lontano da quello previsto dal sistema istituzionale, che non ghettizzasse e rendesse inumano lo svolgersi del flusso migratorio, ma lo ricoprisse di dignità, umana e sociale, in un contesto di sintonia tra la comunità locale ed il migrante.

Un’oasi intollerabile in un deserto di cemento e rifiuti tossici, battuto dai venti del malaffare ed incendiato dalle folgori di paura, lanciate dall’olimpo del ministero dell’Interno che assomiglia sempre più ad un recinto nel quale raccogliere le greggi impaurite e votanti.

Eppure dalle carte delle indagini si evince che il sindaco Lucano non si è arricchito di un euro mettendo su il suo sistema criminale. Non vi è traccia di distrazione dei fondi ricevuti dal loro fine che è quello puro e semplice dell’accoglienza.

Ed è qui che ha sbagliato Mimmo Lucano. Contravvenendo alle procedure standard dell’accoglienza come da normativa, ha di fatto pestato i piedi ad un sistema che consente invece alle organizzazioni criminali di lucrare sul business dell’immigrazione. Tutta la filiera criminale, dall’accoglienza al reclutamento da parte dei caporali, rischiava di saltare a causa dell’opera di quel rompiscatole di sindaco, che invece di fare la marionetta delle famiglie si era messo in testa di creare la propria famiglia felice e multietnica in un’Italia che da tricolore è divenuta verde di rabbia e gialla di bile.

di Massimo Caruso                                     

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