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Sicilia, disastro di inizio estate

di Adelaide Conti

Sicilia: isola famosa per i suoi carretti allegorici, per l’Opera dei Pupi e le splendide città; da un po’ di tempo a questa parte, ahinoi, richiama alla memoria anche i dissesti, i crolli, i cedimenti e la grave incuria a cui sono abbandonate migliaia di strade, autostrade e ponti per tutto il territorio della regione. Una regione che, tra strade chiuse, ponti crollati, piloni che cedono, viadotti che si sgretolano e infrastrutture varie mai completate, sembra essere rimasta ferma a mezzo secolo fa.

L’emblema di questo lento e continuo degrado dettato dalla negligenza delle amministrazioni locali è, oggi, Villarosa, in provincia di Enna. L’evento franoso che ha spezzato in due la statale 121 fra il territorio di Enna e quello di Caltanissetta l’ha condannata ad essere – suo malgrado – il paese più lontano e irraggiungibile di una Sicilia dove ormai ci sono cinquemila chilometri di strade interrotte su ventimila in totale.

Va da sé, quando si parla di viabilità in Sicilia il primo pensiero è che le lancette dell’orologio si siano fermate per non ripartire più. Le strade, abbandonate dalle pubbliche amministrazioni che si ritrovano a fare i conti con le casse vuote, sono sempre di più. A pagarne le spese non sono solo i turisti, ma quelle migliaia di pendolari e di automobilisti che, per motivi di stretta necessità o di lavoro, sono costretti a intraprendere viaggi tortuosi, facendo lo slalom tra crolli e disagi di ogni sorta.

Il sindaco dello sfortunato paese, Franco Costanza, come i suoi concittadini, attraversa il ponte a piedi, ottanta metri all’andata e ottanta al ritorno, risparmiando 116 chilometri di curve e tornanti tra i colli siculi. Prima scende dalla sua auto sulla riva sinistra del fiume, poi sale su un’altra auto sulla riva destra. Ogni giorno, infermieri, studenti, lavoratori che devono raggiungere Caltanissetta e dall’altro lato impiegati di banca e farmacisti di Caltanissetta che devono raggiungere Villarosa, oltrepassano a piedi il ponte, con qualcuno che dà assistenza di qua o di là con un altro mezzo. L’alternativa? Seguire un “filo di Arianna” lungo 58 chilometri per uscire dall’inestricabile labirinto di deviazioni raggiungendo faticosamente la propria meta.

L’elenco delle rovine che paralizzano la viabilità in Sicilia interessa ogni provincia e condanna i piccoli borghi all’isolamento con il conseguente spopolamento. Ricordiamo, tra lo sbriciolamento generale, il cedimento di un pilone dell’autostrada A19, che collegava Palermo con Catania, a causa di una frana e la chiusura della strada statale 124 siracusana anch’essa impraticabile a seguito di un evento franoso. Per tanto, in caso di necessità irrinunciabile, è opportuno munirsi, oltre che di un buon navigatore capace di indicare gli interminabili cantieri e le continue deviazione, anche di una certa abilità nel fronteggiare ogni sorta d’imprevisto. Sicilia come la Magna Grecia, che celebra i propri miti e leggende, trasformando i suoi ospiti in moderni Teseo alle prese con un tirannico Minosse.

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