Scandalo Ilva: nessuno tocchi Nichi
Una risata, un abbraccio e tanti saluti: una scena che, a primo acchito, richiama un fraterno saluto tra amici o cugini in buoni rapporti, un qualcosa di ordinario quindi e di assolutamente normale. Il problema però, è quando di mezzo non ci sono “compari” qualsiasi, bensì un presidente di una regione ed un “amico” che si trova nel bel mezzo di guai giudiziari.
Nel caso in questione, il presidente è Nichi Vendola, il quale appare in stretti rapporti con Girolamo Archinà, amico personale dei Riva, oramai quasi ex proprietari dell’Ilva di Taranto, ed indagato nell’inchiesta sull’inquinamento dello stabilimento tarantino.
Archinà è lo stesso che, mentre un giornalista incalzava i Riva sui dati ambientali che confermavano l’inquinamento della struttura, ha strappato il microfono al cronista per far repentinamente chiudere il servizio. La scena è andata in onda su una trasmissione nazionale e lo stesso Vendola l’ha commentata al telefono con il diretto interessato, Archinà per l’appunto: “Una scena fantastica” è stato il commento del presidente della Puglia, il quale poi ha continuato aggiungendo fragorose risate ed esortando Archinà ad andare avanti.
La telefonata è stata intercettata e dimostra quindi una certa commistione tra la presidenza della giunta pugliese ed i Riva; lo stesso Vendola, risulterebbe indagato per aver fatto pressioni, in qualità di presidente, al fine di non far diffondere i dati che dimostrerebbero la pericolosità dello stabilimento Ilva.
Una commistione, dimostrata anche da un altro documento, in cui risulta che l’ex direttore dello stabilimento, l’ingegnere Luigi Capogrosso, una volta ricevuto il provvedimento di avvio delle indagini da parte della magistratura, ha girato una copia ad Archinà, il quale a sua volta l’ha girata all’avvocato Francesco Manna, capo di gabinetto di Nichi Vendola.
Dunque, appare conclamato il legame tra il presidente Vendola, che è anche leader nazionale di Sel, nonché, un tempo, “volto schietto e pulito” della sinistra italiana, ed i Riva, tramite lo “strappa microfoni” Archinà.
La Regione, la prima a dover controllare il grado di inquinamento delle strutture industriali presenti sul territorio, sarebbe dunque palesemente a favore dell’Ilva ed emerge un ruolo attivo e preminente di Nichi Vendola sulla questione.
Ma c’è di più: il Pm di Bari, Desirèe Digeronimo, colei che indagò su Vendola ed ha denunciato una “stretta” amicizia tra un giudice del processo e la sorella del presidente e leader di Sel, è stata trasferita per “evitare situazioni di incompatibilità”, così si legge nelle motivazioni del provvedimento emanato dal Plenum del Csm. Dunque, sembra sia stato tolto a Vendola un elemento di disturbo: del resto, anche a Roma e forse anche più su, non conviene che l’immagine del governatore venga disturbata proprio adesso.
Se ufficialmente il suo Sel è all’opposizione in Parlamento, però per altri versi la figura di un politico che accorpa tutte le caratteristiche possibili ed immaginabili (comunista, post comunista, “pulito”, innocente, gay ma cattolico) non conviene che venga danneggiata, può sempre tornar utile anche a chi governa in questo momento: del resto, Vendola ed il suo Sel non hanno mai preso posizione contro l’Euro, contro il Mes, contro i sistemi finanziari imposti da Bruxelles, anzi hanno avanzato ed avanzano ancora proposte affini a certi tipi di poteri forti, come le nozze gay ed i registri in cui far spuntare “genitore 1” e “genitore 2” al posto di mamma e papà, giusto per fare un esempio.
Insomma, nessuno tocchi Nichi: rappresenterebbe quella falsa opposizione che, in caso di arrivo al governo, garantirebbe comunque gli attuali equilibri. Chi indaga contro, viene trasferito; la speranza è che, almeno, chi scrive gli accertamenti nei suoi confronti, non venga tacciato di omofobia ed altro. Il personaggio infatti, è di quelli intoccabili il cui scudo è costituito, oltre che alla nomèa di persona corretta e liberal, anche dalla simpatia nutrita nei suoi confronti da parti politiche ufficialmente a lui nemiche.