Il segretario generale di Hezbollah, Sayyed Hasan Nasrallah, ha parlato per la prima volta di suo figlio Hadi martirizzato il 13 settembre del 1997 insieme ad altri due combattenti della Resistenza libanese, Haitham Mughnieh e Ali Kawtharani, mentre conduceva un’operazione contro il nemico israeliano a Jabal Al-Rafea, nel sud del Libano. Il suo corpo fu catturato dagli israeliani per essere rilasciato anni dopo, in occasione di un vasto scambio di prigionieri tra il regime sionista ed Hezbollah. “Ruholamin”, una campagna lanciata da un gruppo di giovani uomini che ha lo scopo di far rivivere la memoria del martire Hadi Nasrallah, ha tenuto un’intervista con Sayyed Hassan Nasrallah nel tentativo di far conoscere meglio al pubblico la figura del martire Hadi.
In un’intervista molto soggettiva, emotiva e trasparente, il Segretario generale ha parlato apertamente di suo figlio maggiore e del momento in cui ha ricevuto la notizia del suo martirio. Questa intervista ci ha presentato Sayyed Nasrallah come padre amorevole e non solo come Segretario generale di Hezbollah. L’intervista è stata trasmessa in occasione dell’anniversario del martirio di Hadi Nasrallah.
“Noi non siamo assassini, ma uomini della Resistenza. Inseguiremo il nemico dappertutto. Tutti i metodi sono leciti in una guerra spietata. Trasformeremo il suolo sotto i piedi degli occupanti in un inferno. La Palestina può essere liberata soltanto da uomini che sono preparati a morire come martiri – a morire come ha fatto mio figlio”. Dichiarazione tratta dall’intervista rilasciata da Sayyed Hassan Nasrallah, al quotidiano tedesco Hamburg Der Spiegel (20 Ottobre 1997, p. 204-208)
di Redazione
