Roberto Saviano e la casa editrice Mondadori, che ha pubblicato il best seller “Gomorra”, sono stati condannati al pagamento di 15mila euro da versare all’imprenditore Vincenzo Boccolato. Nel libro che ha sancito il successo editoriali di Roberto Saviano, “Gomorra”, l’autore cita l’imprenditore affermando che fa parte di un clan camorristico con un ruolo non marginale nel traffico di eroina, cosa che si è rivelata del tutto falsa in quanto Vincenzo Boccolato vive all’estero ed è incensurato.
Già in passato Roberto Saviano e la Mondadori avevano risarcito l’imprenditore diffamato con 30mila euro, vicenda che accadde quattro anni fa con un sentenza diventata poi definitiva. Saviano e la Mondadori oltre i 15mila euro dovranno pagare anche le spese processuali come è sancito dalla sentenza e nonostante vi fosse già una condanna in essere la Mondadori e Saviano hanno continuato a ristampare l’edizione dove vi è citato Vincenzo Boccolato senza depurarla dalle espressioni diffamatorie.
Per il giudice le edizioni di Gomorra nella quale compare il nome dell’imprenditore sono da ritenere “un nuovo illecito diffamatorio” con caratteristiche già accertate in sede civile; la casa editrice e l’autore non hanno provveduto ad adottare delle precauzioni necessarie, precauzioni che avrebbero dovuto essere o l’eliminazione delle affermazioni o aggiungere una postilla per informare i lettori delle sentenze emesse. Niente di tutto ciò è accaduto.
Sino adesso non ci sono state dichiarazioni né da parte dell’autore né da parte della casa editrice che si sono trincerati dietro un muro di silenzio. Rimane da capire come mai, nonostante una prima sentenza la Mondadori con l’accordo di Roberto Saviano si sia sottratta alla modifica del testo, continuando a ristampare l’edizione nella quale si diffama un incensurato; gli errori per chi scrive possono capitare e non deve sorprendere che ciò accada, ma perseverare in un errore che è stato già segnalato da una sentenza definitiva è alquanto.
Chiedere a chi si pone come il paladino della giustizia un po’ di correttezza non dovrebbe suonare strano in quanto si chiede solo di far rispettare una sentenza emessa da un tribunale. La Giustizia secondo Saviano, un fenomeno tutto italiano.
di Sebastiano Lo Monaco