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Sardegna: la Luftwaffe lascia Decimomannu, sindaci in protesta

di Irene Masala

Qualche settimana fa la Luftwaffe, l’aeronautica militare tedesca, ha annunciato la volontà di terminare entro il 31 dicembre 2016 l’Air Weapons Training Installation (A.W.T.I.). L’attività addestrativa tedesca si è svolta nell’aeroporto militare di Decimomannu sin dal 1959, nell’ambito del Comando addestramento tattico tedesco, reparto che ora verrà sostituito con il Distaccamento Ufficio Stralcio che avrà il compito di occuparsi delle ultime pratiche per il 2017.

“La chiusura della base rappresenta la morte per questo territorio, non tutti hanno percepito cosa accadrà, ci sarà la perdita di decine di posti di lavoro in un territorio già martoriato dalla crisi. Con la partenza dei tedeschi non rimarrà nulla, ma non lo permetteremo”, tuona il sindaco di Villasor Walter Marongiu. “L’attività militare non è solo difesa ma anche ricerca, bisogna far capire che non si tratta di inquinamento industriale”, rincara la dose Piero Comandini, consigliere regionale del Pd. Al coro dei pro basi si uniscono anche le voci dei consiglieri Alessandra Zedda (FI), Stefano Tunis (FI) e Paolo Truzzu (Fdi): “La presenza dei militari in Sardegna è una risorsa che può assicurare lavoro anche in futuro con un minore impatto sul territorio. Lo sviluppo della ricerca militare non può avvenire senza basi e l’Isola deve cogliere l’opportunità per diventare un centro d’eccellenza nazionale e internazionale. La Giunta regionale ha il coraggio di affrontare la questione senza farsi condizionare dai vecchi tic dell’ideologia antimilitarista?”.

E così il punto della discussione viene spostato sulla dicotomia militaristi–antimilitaristi, veicolando erroneamente il messaggio che la decisione della Luftwaffe di lasciare l’aeroporto di Decimomannu sia in qualche modo causata dai movimenti antimilitaristi dell’isola.

Ovviamente così non è. Si legge infatti nel comunicato rilasciato dall’Aeronautica tedesca che la necessità di addestramento tattico della Lutwaffe è diminuita notevolmente e le specifiche caratteristiche dell’A.W.T.I. sono oggi disponibili in ogni aeroporto militare di cui dispone la German Air Force. “Nel corso degli anni, il fabbisogno addestrativo A.W.T.I. della Luftwaffe è diventato sempre più esiguo: dal 2013 sono stati effettuati in media solo 430 missioni da combattimento all’anno, tant’è che oggi possono essere garantite senza alcun problema all’interno dello spazio aereo tedesco ed europeo”, queste sarebbero quindi le motivazioni dell’Aviazione tedesca, le stesse che negli anni hanno spinto anche canadesi, statunitensi e inglesi ad abbandonare la base.

I sindaci dei comuni limitrofi, la cui economia è strettamente legata all’attività dell’aeroporto militare, hanno organizzato un’assemblea per supportare il personale della base che rischia la chiusura. La struttura infatti è sovvenzionata per il 50% dall’Ami, l’Aeronautica militare italiana, e per il restante 50% dalla Luftwaffe. Dal 2016 perciò l’intera gestione economica spetterà allo stato italiano, comprese le eventuali attività di bonifica nel caso di dismissione della base.

Il tutto è rimandato a marzo, quando si incontreranno i rappresentanti della Luftwaffe e dell’Ami per decidere la sorte definitiva di Decimomannu ed eventualmente proporre soluzioni alternative.

In tutto questo vociare, risulta però del tutto assente una presa di posizione da parte del presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru e della classe politica dirigente dell’isola.

La soluzione, infatti, dovrebbe provenire dalla politica prima ancora che dal ministero della Difesa, e dovrebbe prevedere un piano di riconversione non solo dei poligoni attualmente in uso, che comunque nel tempo potrebbero via via perdere la centralità geostrategica odierna, ma sopratutto di tutte quelle strutture che si trovano già in completo stato di abbandono.

Secondo quanto riportato dal progetto The Depleted Island, in Sardegna almeno un quarto delle servitù militari vertono in totale stato di degrado e disuso: dalle mastodontiche antenne del’ex Us Air Force sul monte Limbara ai centri radio n°1 e 2 in uso alla Nato come supporto del Distaccamento operativo di Torre Poglina.

Per tutte queste strutture non è previsto un futuro di bonifiche e riutilizzo, ormai sono solo degli ecomostri di cui nessuno si occupa più ma che continuano la loro attività inquinante nel silenzio della popolazione che, tanto, ha già perso quei preziosi posti di lavoro.

“Bisogna proporre progetti complementari all’inizio e sostituivi dopo, non basta dire chiudiamo i poligoni. Alcuni sindaci parlano dei poligoni militari come risorse della Sardegna: qui siamo alla follia! È chiaro che i posti di lavoro che ci sono non solo vanno salvaguardati, possibilmente vanno aumentati con progetti alternativi”, questo il parere di Fernando Codonesu, ex sindaco di Villaputzu e impegnato per anni nella tematica delle servitù militari. “Le cose non si fanno dall’oggi al domani, si tratta di processi medio-lunghi. Però vanno intrapresi. Il problema della Sardegna è che non si comincia mai. Se si cominciasse, nel giro di 10-15-20 anni, almeno le prossime generazioni vedrebbero finalmente un’isola improntata ad un altro modello di sviluppo. Non a quello che continua a fare esclusivamente gravissimi danni ambientali e uno scempio della poca occupazione che c’è” conclude Codonesu.

Quando la Sardegna inizierà a preoccuparsi davvero del suo futuro, non solo occupazionale?

 

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