CronacaEconomiaPrimo PianoSocietà

Sanità, si taglia ancora

È un gioco al massacro, quello che si perpetua sul corpo asfittico del Servizio sanitario nazionale. Una volta veniva definito “Universale” perché era per tutti, dove tutti potevano trovare aiuto e cure, ormai, di universale, nella sanità, non è rimasto nulla. Adesso c’è il Nadef, acronimo che sta per Nota di Aggiornamento al Documento Economico Finanziario; in parole semplici si tratta di una revisione del Def ossia il Documento di Economia e Finanza. Nel Nadef vengono stilate le priorità e gli obiettivi che il governo intende perseguire nei prossimi anni e si presenta ogni 27 di Settembre.

Spesa sanitaria in diminuzione. Questo si legge nel documento del governo, la spesa della sanità è prevista in diminuzione. Si va dai 134,7miliardi del 2023 ai 132,9miliardi del 2024, quindi meno soldi che vuol dire un peggioramento delle non già buone condizioni di salute del Sistema sanitario nazionale.
Saltano i fondi, mancano i medici, chi può scappa dal pubblico per andare a lavorare nel privato. Stessa cosa accade per gli infermieri, come in Lombardia, dove preferiscono andare a lavorare in Svizzera con situazioni lavorative migliori e stipendi che rendono merito della professione.

Tagli su tagli e l’appello di Mattarella

“Il Servizio sanitario nazionale è un patrimonio prezioso da difendere e adeguare,” questo l’appello del presidente della repubblica Sergio Mattarella durante il festival delle regioni tenutosi a Torino. Appello che sembra essere caduto nel vuoto, salvo far alzare la voce all’opposizione ipocrita, visto che durante i governi di centro-sinistra poco è cambiato nel comparto in questione. Fu lo stesso Schillaci, ministro della Sanità, a chiedere 4miliardi per la manovra, ne avrà, forse, appena la metà.

Liste di attese infinite per esami importanti come Tac, radiografie, mammografie. Pronto soccorso intasati con gente ammassata nelle astanterie, quando va bene, altrimenti c’è la sala d’attesa dove si attende il proprio destino. Se qualcuno vuole bypassare queste forche caudine non ha che da fare due cose: pagare (outpocket) o rinunciare alle cure. Chi non può pagare rinuncia e sono in molti a farlo. Il 10% ha rinunciato alla cura personale, il 7,8% alle visite mediche mentre chi può paga.

Sanità, Regioni in rivolta

Questi tagli creano malcontenti non solo nella popolazione ma anche nei presidenti di regione come Bonaccini e Fedriga. Il perché è presto detto e si chiama “mobilità sanitaria”, in modo meno burocratico si tratta dei viaggi della speranza che la gente del Sud fa in direzione Nord, principalmente in Emilia Romagna seguita dalla Lombardia, dal Veneto e dalla Toscana. A partire sono soprattutto siciliani, sardi, calabresi, campani e pugliesi, le maggiori tre regioni con il maggiore indice di viaggi della speranza hanno creato, nel 2020, un buco di 300milioni di euro. Con i nuovi tagli, a farne le spese saranno sì le regioni del meridione ma anche le regioni che stanno assicurando assistenza ai cittadini che provengono da fuori. Insomma, siamo dinnanzi ad un imminente e annunciato disastro.

di Sebastiano Lo Monaco

Mostra altro

Articoli correlati

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio

IlFaroSulMondo.it usa i cookies, anche di terze parti. Ti invitiamo a dare il consenso così da proseguire al meglio con una navigazione ottimizzata. maggiori informazioni

Le attuali impostazioni permettono l'utilizzo dei cookies al fine di fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Se continui ad utilizzare questo sito web senza cambiare le tue impostazioni dei cookies o cliccando "OK, accetto" nel banner in basso ne acconsenterai l'utilizzo.

Chiudi