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Salvini, portaci a vedere i missili di Hezbollah

Perché stupirsi dell’ennesima testimonianza di totale asservimento della politica italiana nei confronti del regime sionista? Perché scatenare un inutile polverone se un politico come Matteo Salvini si reca in visita ufficiale in Israele e senza sapere nulla di Medio Oriente definisce Hezbollah un gruppo terroristico? Crediamo che il tutto rientri nella storica e riconosciuta linea politica estera italiana. Alla fine, ciò che può disgusta è come il tutto si trasformi in una vergognosa e opportunistica propaganda.

Ci chiediamo? Con quale coraggio e dignità certi politicanti e presunti rivoluzionari che fino a poco tempo fa con Salvini facevano (qualcuno continua a fare) campagna elettorale, cene e manifestazioni, oggi si scandalizzano dell’ennesima performance del bullo milanese? Salvini andava bene quando si trattava di far chiudere moschee o di fomentare lo spauracchio “Islamico”, oggi lo si critica perchè definisce Hezbollah terroristi. Purtroppo, in Italia ci si preoccupa prima di tutto di cavalcare l’onda, cercare di sfruttare qualsiasi circostanza pur di ottenere visibilità, ma di coerenza e lealtà nemmeno l’ombra.

Detto ciò, sulle dichiarazioni di Matteo Salvini crediamo ci sia ben poco da commentare. Sulla totale ignoranza del vice premier circa le questioni medio orientali non ci piove; sul vergogno asservimento a un regime sanguinario e criminale come Israele la meschina storia della Repubblica italiana ha già detto tutto. Però, vogliamo dare merito all’umorismo del nostro caro ministro, ha fatto veramente ridere. Perchè? Cari miei, Matteo durante la sua visita lungo il confine con il Libano ha visto le postazioni missilistiche di Hezbollah. Immaginate solo le risate fatte dal leader della Resistenza libanese, Sayyed Hasan Nasrallah.

Uno sguardo alla realtà Hezbollah

Per quanto riguarda Hezbollah, ci permettiamo di dire la nostra e dare alcuni consigli al leader “sovranista”. Consigliamo al ministro degli Interni italiano di fare un’istruttiva visita nel Paese dei cedri e magari chiedere agli stessi libanesi cosa ne pensano di Hezbollah. Salvini, stupidamente, ignora anche che il movimento di Resistenza libanese, oltre ad essere un esercito capace di liberare più volte il Libano dall’occupazione israeliana, è tra i maggiori partiti politici libanesi con una puntuale rappresentanza nei vari governi che si sono succeduti negli ultimi decenni.

Altro aspetto essenziale, che molti ignorano o dimenticano di Hezbollah, è rappresentato dall’imponente rete assistenziale che il Partito di Dio ha costruito nel Paese. Salvini non dimentica, ma sconosce il fatto che quando Israele, la più grande “democrazia” del Medio Oriente, nell’estate del 2006 ha devastato per l’ennesima volta il Libano riducendo il Paese in macerie e massacrando più di 1.400 civili, l’unica realtà a difendere il Paese dei cedri è stata Hezbollah. Chi ha ricostruito il Paese dopo il conflitto? Matteo, chiedi ai libanesi.

Da decenni Hezbollah fornisce servizi nel Sud del Libano, della Valle della Beka’a e nella capitale Beirut attraverso organizzazioni che forniscono alla popolazione elementi che rafforzano la sua capacità di Resistenza. Una di queste istituzioni, Jihad al-Bina’a, ha svolto un ruolo determinante nella ricostruzione del Libano dopo la Guerra di Luglio del 2006.

Un’altra è l’Organizzazione della Salute Islamica, che possiede quarantasette sedi distribuite in tutto il Libano e si occupa della sfera sanitaria. L’Associazione Logistica Caritatevole Islamica si occupa dell’aiuto agli orfani e alle famiglie dei prigionieri, mentre la Fondazione dei Martiri si occupa di assistenza alle famiglie dei caduti.

La Fondazione Islamica per l’Educazione si dedica alla costruzione e ricostruzione di scuole e istituti e la Fondazione Aqah si occupa di elargire prestiti senza interesse. L’Associazione di Appoggio alla Resistenza Islamica raccoglie invece donazioni per la Resistenza.

Caro ministro Salvini, vogliamo concludere questo articolo con una sentita richiesta: Matteo, portaci a vedere i missili di Hezbollah.

di Yahya Sorbello

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