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Russia-Turchia, accordi e strategie dietro il Turkish Stream

Il sultano e lo zar, partner in economia e avversari in geopolitica, hanno deciso di costruire un gasdotto in grado di capovolgere i calcoli di approvvigionamento energetico in Europa meridionale, tra ostacoli, rischi e minacce. Il presidente Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan il 10 di questo mese ad Istanbul hanno firmato un accordo intergovernativo per il gasdotto, Turkish Stream.  L’accordo era stato a lungo in fase di attuazione. I piani originali del gasdotto, impostati sul percorso dalla Russia sotto il Mar Nero fino alla Turchia, risalgono al dicembre 2014, quando Putin staccò la spina sul progetto del gasdotto South Stream.

Putin-ErdoganIl South Stream, che avrebbe dovuto correre attraverso il Mar Nero in Bulgaria e attraverso la Serbia, l’Ungheria e la Slovenia per arrivare in Austria, è stato sostituito dal Turkish Stream, che prevede di essere istallato e funzionante entro la fine del 2019. Progetto di gasdotto doppio composto da due collegamenti, uno al servizio del mercato turco e un altro per l’Europa meridionale.

Il progetto è stato segnato da varie battute d’arresto. Per lungo tempo, la Turchia e la Russia non sono riuscite a concordare uno sconto sulle forniture di gas richiesto da Ankara. E’ stato poi accantonato l’anno scorso quando i rapporti tra i due Paesi si deteriorarono dopo l’abbattimento del Sukhoi Su-24, da parte dell’aviazione turca vicino al confine siriano. Le tensioni si sono ammorbidite dopo che Erdogan si è scusato per l’incidente nel mese di giugno.

Un accordo che pone implicazioni strategiche per l’Europa, tenendo conto del desiderio da parte dell’Ue di liberarsi dalla sua dipendenza dal gas russo; come sostiene il Prof. Sijbren de Jong, analista presso il Centro per gli studi strategici Aia: “Sembra che Putin e la società russa del gas di proprietà statale Gazprom stiano cercando di creare un precedente, al fine di minare le future forniture di gas attraverso il programmato Corridoio meridionale del gas dell’Ue”.

Certo, emergeranno problemi normativi all’istallazione e al funzionamento del Turkish Stream, soprattutto per l’eccedenza residua della seconda linea dalla capacità di 15,75 miliardi di metri cubi che deve essere trasportato verso l’Europa sud-orientale, ma per ora quello che emerge è il successo dell’accordo, un grande progresso nelle relazioni economiche tra Mosca ed Ankara.

Ma le relazioni economiche sono salde quando poggiano su relazioni geopolitiche prive di contraddizioni. E tra i due Paesi sono molte le contraddizioni. I politici e gli esperti tendono a concentrarsi sulla dimensione medio orientale delle relazioni russo-turche. Ma queste non si limitano alla Siria. Di non meno importanza sono i processi che si dispiegano in altre regioni e principalmente nel Grande Caucaso, regione di importanza strategica che mantiene conflitti irrisolti tra Mosca ed Ankara.

Il Turkish Stream e le relative implicazioni geopolitiche hanno evidenziato nella Russia e nella Turchia una partnership strategica euroasiatica. Una “rivalità competitiva, promettente ma di difficile futuro”. Un difficile futuro per i due Paesi se non saranno capaci di trovare un modus vivendi in grado di mantenere lo status quo esistente nel Caucaso, che la Russia difficilmente vuole rompere fino a che non risolve i problemi siriani e ucraini.

Inoltre, un eventuale conflitto tra la Turchia e la Russia a causa dei loro interessi contraddittori in Medio Oriente approfondirebbe la divisione del Caucaso meridionale in due blocchi. Di conseguenza, la Turchia rafforzerebbe la sua cooperazione politica ed economica con la Georgia e l’Azerbaijan, mentre la Russia aumenterebbe la cooperazione militare con l’Armenia. Senza considerare il conflitto irrisolto tra Mosca e Ankara per la situazione di stallo del Nagorno-Karabakh. Il numero di incidenti armati è stato in aumento in questa regione negli ultimi tempi, e non solo sulla linea di contatto, ma anche al confine tra Armenia e Azerbaijan al di fuori del territorio conteso.

Sta di fatto che il Turkish Stream testimonia che Erdogan ha preferito Mosca ad un alleato occidentale, che la storia dell’aereo russo abbattuto è stata riscritta con l’accusa verso i piloti turchi coinvolti nel colpo di Stato di avere voluto indebolire i legami tra i due Paesi.

di Cristina Amoroso 

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