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La Russia si ritira dalla Siria: le ragioni di Mosca

Dopo quasi sette anni di intensa guerra civile e di lotta al gruppo terroristico dello Stato islamico (Is), circa un mese fa è arrivato finalmente l’annuncio della sconfitta delle fortezze siriane in mano alle milizie dell’Is. La veridicità della notizia è stata rinforzata dalla dichiarazione da parte dell’Iran, alleato del governo di Bashar al-Assad, della fine della battaglia contro lo Stato islamico. Al momento infatti solo la provincia siriana di Idlib è ancora controllata dalle milizie del sedicente Califfato.

Un altro fattore di rilievo è rappresentato dalla Russia e dalla visita a sorpresa del presidente Vladimir Putin in Siria l’11 dicembre scorso, durante la quale è stato dato l’ordine di ritirare una parte importante delle truppe russe dal suolo siriano. “Ordino al ministero della Difesa e al capo dello stato maggiore di iniziare il ritiro del gruppo militare russo dalla Repubblica araba siriana in luoghi permanenti a partire da martedì”, ha annunciato Putin la settimana scorsa.

Russia ritira truppe dalla Siria

Il ritiro da parte della Russia non è che l’ennesima conferma sull’imminente fine della crisi siriana che ha devastato il Paese nel corso degli ultimi anni. La mossa russa enfatizza il fallimento di tutti gli sforzi fatti dalle diverse forze in campo per rovesciare il regime siriano, iniziati sulla scia della cosiddetta “Primavera araba”. Putin ha inoltre assicurato che la missione assegnata alle varie truppe russe è stata pienamente realizzata e, di conseguenza, al momento non si intravvede nessuna possibile ulteriore minaccia per l’integrità di Damasco e dell’intera Siria. L’ufficio stampa del ministero della Difesa russo ha inoltre confermato che è iniziata la ritirata dei bombardieri a lungo raggio dalla base nell’Ossezia del Nord e delle forze di polizia militare verso il Daghestan.

Usa e Russia: due diversi approcci in Siria

Le motivazioni alla base del ritiro della Russia dal territorio siriano sono molteplici. La prima potrebbe essere la volontà, da parte di Putin, di lanciare un messaggio alla Siria e alla comunità internazionale circa il differente approccio di Russia e Stati Uniti. Entrambe le potenze internazionali hanno infatti un ruolo chiave nello sviluppo dei Paesi dell’Asia occidentale e Mosca vuole evidenziare come la Russia sia pronta a intervenire in aiuto dei propri alleati senza che questo aiuto si trasformi in silente invasione una volta terminata la minaccia. Approccio che si differenzia da quello statunitense, come dimostrato dalla continua e permanente presenza Usa in nazioni come l’Iraq o l’Afghanistan.

Washington non sembra infatti aver in programma per ora un ritiro dalla Siria e la continua presenza di forze militari statunitensi, che nella lotta contro il terrorismo hanno sostenuto le forze curde antigovernative, potrebbe rappresentare un nuovo pericolo per il governo siriano di Assad.

La Russia punta all’Asia occidentale

Un’altra ragione potrebbe essere individuata nel fatto che la Siria dovrà affrontare nel prossimo futuro un processo di pace tra le varie fazioni ribelli e le forze governative e il ritiro russo potrebbe essere il primo passo per spianare la strada verso la riconciliazione. Inoltre tra i piani di Putin vi è quello di fondare una nuova forza militare congiunta in Siria, stando a quanto riferito dal quotidiano turco Yeni Safak, con l’obiettivo di ripristinare la stabilità in diverse province tra cui Hama, Homs, Aleppo, Latakia e Daraa. La forza sarà composta da circa 20.000 militari e assisterà l’esercito siriano nel periodo di transizione fino a nuove elezioni.

È infine da tenere in considerazione il fatto che una parte delle forze russe rimarranno schierate nelle basi operative di Latakia e Tartus. “Abbiamo bisogno di queste basi per difendere i confini marittimi e lo spazio aereo nazionale. La Russia non può e non vuole lasciare la Siria faccia a faccia con una presenza militare statunitense non richiesta. Il ritiro completo della Russia potrebbe infatti far scattare nuovamente il progetto di partizione della Siria”, ha dichiarato Putin evidenziando la volontà strategica di Mosca di mantenere un piede saldo nell’Asia occidentale due decenni dopo la fine della Guerra Fredda e il conseguente crollo dell’Urss.

di Irene Masala

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