Striscia di Gaza, tra rovine e disperazione
Circa la metà degli edifici distrutti durante l’offensiva militare di Israele contro la Striscia di Gaza nel 2014, sono ancora in attesa di essere ricostruiti.
La ricostruzione di Gaza è stata ostacolata dalle gravi restrizioni imposte da Israele all’ingresso dei materiali per la ricostruzione.
Alcuni Paesi donatori non sono riusciti a rispettare i loro impegni per contribuire alla ricostruzione della Striscia di Gaza.
Dal 2008, Israele ha intrapreso tre guerre contro Gaza, tra cui l’offensiva del 2014, che ha causato più di 2.200 morti e 11.100 feriti.
L’ultima aggressione contro Gaza è iniziata ai primi di luglio del 2014 e si è conclusa dopo 50 giorni, il 26 agosto dello stesso anno, con una tregua che è entrata in vigore dopo negoziati indiretti al Cairo.
I proprietari di migliaia di case distrutte vivono ancora in circostanze di estrema sofferenza. Alcuni vivono in roulotte e chi può in appartamenti in affitto lontano dalle loro famiglie.
Già nel mese di marzo, la Banca Mondiale ha riferito che solo 1,409 miliardi di dollari, circa il 40 per cento del totale impegnato per la ricostruzione dell’enclave costiera, è stato ricevuto, mentre i Paesi donatori devono ancora fornire i rimanenti 3,507 miliardi di dollari.
Un sondaggio condotto dall’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha riscontrato che oltre 75mila palestinesi sono rimasti senza casa nell’enclave costiera.
La Striscia di Gaza è sotto il brutale assedio israeliano dal giugno 2007. Il blocco ha causato un drammatico calo del tenore di vita, facendo registrare livelli di disoccupazione e povertà senza precedenti. E il mondo continua a tacere.
di Redazione