Ritorna ad infiammarsi il Delta del Niger
Negli ultimi mesi il Delta del Niger è tornato ad infiammarsi; almeno 14 attacchi devastanti hanno preso di mira infrastrutture strategiche per lo sfruttamento di petrolio e gas della Nigeria, mettendo in crisi l’attività delle Major straniere e facendo precipitare l’estrazione di greggio da 2,2 milioni di barili/giorno a 1,6.
L’impatto sull’economia del Paese, che dipende dagli idrocarburi per il 70%, è devastante; il calo produttivo, che si sovrappone a un andamento dei prezzi che si mantiene depresso, ha determinato una contrazione del Pil, doppiamente stridente se paragonata con l’aumento medio del 6% annuo registrato nell’ultimo quinquennio.
Ad effettuare gli attacchi è stato il Niger Delta Avengers (Nda), l’ennesimo gruppo indipendentista che prende le armi nell’area; a spingerlo sono i motivi di sempre: le etnie che popolano quella regione (Igaw, Igbo e Ogoni) vedono le risorse naturali depredate e l’ambiente devastato, ma poco o nulla resta su quei territori resi un inferno.
Le radici della ribellione sono lontane e affondano nell’eredità coloniale di uno Stato artificiale, sorto dalla spartizione anglo-francese dell’area, che ha frantumato antichi regni autonomi e costretto ad una convivenza forzata le etnie più diverse. Dalla nascita del Paese il potere è spartito fra gli Hausa-Fulani (musulmani) del Nord e gli Yaruba (cristiani) del Sud, lasciando le altre popolazioni emarginate e derubate delle proprie risorse.
La lotta per l’autodeterminazione di quelle etnie cominciò con la spaventosa guerra del Biafra (1967-70), continuò negli anni ’80 e ’90 con l’Mspo e si riaccese con la ribellione del Movimento per l’Emancipazione del Niger (Mend) fra il 2004 e il 2009.
In realtà, dietro la bandiera dell’indipendenza c’è sempre stata una forte componente economica derivante dalla volontà di gestire in proprio le immense risorse energetiche da cui quelle popolazioni sono escluse: volontà che trova forza nel fatto che le attività estrattive hanno compromesso irrimediabilmente pesca e agricoltura, da cui la gente traeva il sostentamento.
La ribellione del Mend fu placata a fatica grazie ad un accordo con l’allora presidente Goodluck Jonathan (un Igbo del Sud), che garantiva denaro (tanto) ai capi e posti di lavoro ai miliziani. Il crollo delle entrate petrolifere e l’elezione alla presidenza di Mohamed Buhari (musulmano del Nord) ha determinato un taglio del 70% del Programma di Amnistia e Riabilitazione (Par), suscitando le ire degli ex guerriglieri che sono passati nelle organizzazioni criminali (pirateria in mare e criminalità sempre più organizzata a terra sono diffusissime) o hanno ripreso le armi, abbandonando i vecchi capi cooptati a suon di dollari dal Governo centrale.
La prova della stretta contiguità con i vecchi quadri della guerriglia del Mend è data dall’alto livello qualitativo dimostrato dall’Nda fin dal suo esordio, un livello, sia militare che propagandistico, impossibile ad acquisirsi all’improvviso.
Inoltre, dietro la nuova organizzazione s’intravede l’ombra di influenti finanziatori e fiancheggiatori, appartenenti al mondo politico del Sud del Paese e in buona parte vicini all’ex presidente Goodluck, che stanno aiutando la nuova ribellione per mettere in difficoltà Buhari. Un meccanismo assai simile a quello che ha accompagnato la nascita di Boko Haram, quando diversi governatori del Nord lo finanziarono largamente per mettere in difficoltà la presidenza di Goodluck, cristiano e uomo del Sud.
Lo sviluppo dell’Nda è potenzialmente più pericoloso per lo Stato nigeriano di quanto non lo siano i terroristi che infestano la parte settentrionale del Paese, assai più povera, perché può mettere in crisi le fonti delle sue risorse; inoltre, sia per i vecchi legami del tempo del Mend, sia per quelli tribali, l’Nda può saldarsi con la fiorente pirateria del Golfo di Guinea, mettendo a serio rischio le rotte del petrolio.
In un Paese potenzialmente ricco, ma afflitto da una diffusissima povertà a causa di una corruzione spaventosa e un’abissale inefficienza, si sta preparando una tempesta perfetta, con i terroristi di Boko Haram che insanguinano il Nord e l’Nda che promette di recidere il sostentamento dello Stato. Uno Stato sempre più preda di Major petrolifere, multinazionali e corruzione.