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Il rischio di un confronto militare tra Siria e Turchia

Siria – Nel criticare aspramente l’invasione del territorio siriano da parte dell’esercito turco, il ministro siriano per la Riconciliazione Nazionale, Ali Heidar, ha sottolineato che la sfrontatezza politica e militare di Ankara nell’imporre la sua presenza nella crisi siriana invadendo le parti settentrionali del suo Paese, costringe il governo di Assad a prendere la decisione di affrontare militarmente l’esercito turco.

siriaLa posizione del governo siriano contro la presenza turca dell’esercito nella parte settentrionale del Paese – ha aggiunto il ministro – non è cambiata e Damasco considera la mossa come un’aggressione e la violazione dei suoi diritti di sovranità, precisando che sarebbe meglio affrontare questo problema in primo luogo attraverso i canali diplomatici, al fine di eludere il confronto diretto tra Damasco e Ankara.

All’inizio del mese di Febbraio, il ministero degli Esteri siriano ha invitato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Unsc) a costringere la Turchia a porre fine alla sua invasione militare della parte settentrionale del Paese e agli attacchi contro i civili. Il ministro siriano in una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e al Consiglio di sicurezza ha criticato le ripetute violazioni della sovranità della Siria.

Damasco ha sottolineato che l’invasione della Turchia e gli attacchi contro i civili nel nord del Paese sono in linea con le ostilità aperte di Ankara contro la Siria verificatesi negli ultimi cinque anni, durante i quali la Turchia ha dato supporto militare e logistico ai gruppi terroristici in Siria. Il ministero degli Esteri siriano ancora una volta ha chiesto che il Consiglio di sicurezza si assuma le sue responsabilità per preservare la pace e la sicurezza internazionale.

Le dichiarazioni del ministro sono avvenute un giorno dopo che l’agenzia di stampa siriana Sana, riferiva che 24 persone, tra cui 11 bambini di età inferiore ai sei anni e otto donne, sono state uccise in attacchi aerei e bombardamenti turchi della città siriana di Al-Bab.

Sta di fatto che i rapporti tra Ankara e Damasco nel passato sono stati offuscati da pesanti ombre. Ankara ha cercato di invadere la Siria, sotto diversi pretesti a partire dal 2011 ed ha anche cercato di coinvolgere i suoi alleati della Nato, in aperta opposizione al legittimo governo di Assad.

Nella questione siriana la prima strategia della Turchia era rivolta a sostegno delle milizie radicali che combattevano in Siria per rovesciare Assad. Questo approccio non ha pagato, sprofondando la Turchia in una serie di gravi attentati terroristici e nel colpo di stato, costringendo Ankara a cambiare la sua politica estera, nel tentativo di rafforzare la sua sicurezza. Gli attacchi terroristici da cui era scossa sono stati attribuiti dalle autorità sia ai Daesh, il gruppo terroristico che controlla ancora parte dell’Iraq e della Siria, sia al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk).

Da questa strategia è nata l’operazione Eufrate Shield, sostenuta da una coalizione guidata dagli Stati Uniti, iniziata il 24 agosto 2016. L’obiettivo dichiarato dell’operazione è stato quello di ripulire la zona dai terroristi e impedire alle forze curde di avanzare più a ovest.

Se Ankara ha schierato forze di terra e d’aria in Siria con l’obiettivo dichiarato di riconquistare aree tenute dallo Stato islamico e la garanzia dei suoi confini meridionali, il vero obiettivo dell’operazione era la soppressione delle enclavi curde in Siria. Alla fine di dicembre 2016, l’esercito turco ha riferito che 1.294 miliziani Daesh erano  stati “neutralizzati” durante l’operazione, nel suo quinto mese, con 1.171 di loro uccisi. Le forze turche hanno anche ucciso 306 curdi combattenti Ypg, uccidendo 291 di loro.

“Ora sembra che i colloqui diretti tra Ankara e Damasco siano impossibili a meno che la Turchia non fermi l’occupazione del territorio siriano e ritiri le sue forze”, ha dichiarato Bashar Jaafari, rappresentante permanente della Repubblica araba siriana alle Nazione Unite.

di Cristina Amoroso

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