Repubblica Centrafricana. Avanzano i Seleka, deposto il presidente Bozizè
E’ un paese grande il doppio dell’Italia, ma il cui numero degli abitanti non supera quello della Sicilia; parliamo della Repubblica Centrafricana, uno stato tra i più poveri del continente nero e da qualche settimana nel caos più totale per via di un confronto armato che ieri ha avuto un inaspettato colpo di scena.
Il gruppo dei ribelli “Seleka” infatti, è entrato nella capitale Bangui ed ha preso possesso dei palazzi presidenziali e degli uffici governativi, cacciando di fatto il presidente Bozizè.
Ad ammetterlo, oltre le fonti dei Seleka, è anche un comunicato del deposto governo, nel quale si ammette che non si ha più il controllo non solo degli uffici governativi, ma anche dell’intera capitale, specificando però che anche gli stessi ribelli non hanno in pugno la situazione, facendo intuire quindi come la Repubblica Centrafricana in questo momento non è governata da nessuno.
Mistero invece sulla sorte del deposto presidente; al potere dal 2003, Bozizè sta facendo la stessa fine politica di tutti i suoi predecessori: ogni qualvolta un nuovo personaggio prende le redini del governo centrafricano, viene annunciato come liberatore, con tanto di acclamazione da parte degli USA, ma soprattutto dell’ex madrepatria francese, di fatto mai staccatasi da Bangui e soprattutto dagli immensi giacimenti di diamanti di cui dispone il paese. E’ accaduto così per Boganda, poi per Dacko, passando per il pittoresco Bokassa, che nel 1976 si autoproclamò imperatore dell’impero del Centro Africa, con tanto di incoronazione fastosa, costata 20 milioni di dollari, mentre fuori la popolazione soffriva la fame; successivamente, i francesi riabilitarono Dacko, salvo poi scaricarlo nuovamente a favore di un altro “liberatore” della prima ora, ossa Kolingba. Ma anche per lui, dopo dieci anni di governo, si aprirono le porte della “condanna” come dittatore, costretto da pressioni francesi a fissare delle improvvisate elezioni, nelle quali fu scavalcato e sconfitto da Patassè, anche lui entrato a Bangui come liberatore. Nel 2003 infine, come accennato prima, etichettato come tiranno e corrotto, Patassè verrà rovesciato dal generale Bozizè, il quale assume il controllo del paese.
Dopo dieci anni esatti, anche per Bozizè sembra suonare dunque la campanella di arrivo per il suo governo, ma questa volta la situazione sembra diversa rispetto agli altri colpi di Stato: i Seleka infatti, non sono un’etnia contrapposta a quella dominante, ma bensì un cartello di antigovernativi che raggruppa gran parte del malcontento popolare e questo rappresenta una piccola novità negli scontri spesso di livello tribale che accadono in Africa.
I Seleka è da diverso tempo che hanno intrapreso un’azione di guerriglia nel Paese: la posizione della Francia è nettamente ostile nei loro confronti, tanto da intavolare prima un accordo di pace con Bozizè nel gennaio scorso, grazie al quale si è formato un governo di unità nazionale, ed inviare poi un suo contingente non appena si è saputo che i ribelli avevano ripreso le armi, tentando quindi di ripetere in piccolo quanto perpetuato nel Mali ad inizio anno. Nella Repubblica Centrafricana inoltre, era già presente da parecchio tempo un contingente di truppe africane sotto l’egida dell’ONU, nel tentativo di creare quantomeno una zona cuscinetto tra i gruppi contendenti.
L’ultima mossa di Parigi adesso, sembra essere quella di chiedere una convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, segnale questo che testimonia un certo nervosismo del governo transalpino alla notizia della deposizione di Bozizè: “Le nostre truppe – spiegano dall’Eliseo – hanno messo in sicurezza l’aeroporto di Bangui”, quasi a voler tranquillizzare sul fatto che i Seleka non hanno ancora il pieno controllo del paese.
Su questa formazione antigovernativa, è ancora presto tuttavia per esprimere giudizi: i Seleka sono infatti formati da una mini galassia di movimenti politici e popolari e l’unica leadership che emerge è quella di Michel Djotodia, di cui però non si conosce granché, se non che anni fa era un funzionario del Ministero degli Esteri centrafricano.
Come accennato in precedenza, la sorte di Bozizè è un mistero: non è stato trovato nel palazzo presidenziale, così come non si hanno sue tracce in tutta la capitale.
Da sottolineare adesso, non solo la situazione fuori controllo da un punto di vista dell’ordine pubblico, ma anche da un punto di vista militare; l’ospedale dell’ONG “Emergency”, situato nel pieno centro di Bangui, afferma come da ieri manca l’energia elettrica, mentre da giorni non c’è più il servizio di erogazione dell’acqua ed invoca l’istituzione quantomeno di un corridoio umanitario, visto che da questo punto di vista la situazione sta precipitando.
Adesso bisognerà vedere se i Seleka riusciranno a consolidare le loro posizioni ed in quale modo, eventualmente, si presenteranno nell’istituzione di un nuovo governo.