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Regime saudita arresta inviato Rohingya all’Oic

Le Forze di sicurezza del regime saudita hanno arrestato il rappresentante ufficiale dei musulmani Rohingya, presso l’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oic) nella città santa della Mecca.

Prisoners of Conscience, un’organizzazione non governativa indipendente che difende i diritti umani in Arabia Saudita, ha annunciato in un post sulla sua pagina Twitter ufficiale che il dottor Abdullah Maarouf, rappresentante ufficiale della comunità Rohingya presso l’Oic e capo del Rohingya International Center, è stato arrestato alla Mecca.

Quasi 900mila rifugiati Rohingya rimangono bloccati in condizioni squallide nei campi profughi nel vicino Bangladesh dopo che membri della minoranza musulmana sono stati costretti a fuggire dalle loro case nel 2017.
Migliaia di musulmani Rohingya sono stati uccisi, violentati, torturati o arrestati dalle forze del regime del Myanmar. Le Nazioni Unite hanno descritto la comunità nello stato occidentale del Rakhine come la minoranza più perseguitata al mondo.

Regime saudita reprime ogni dissenso

La campagna repressiva del regime saudita non conosce sosta. Giorni fa un religioso saudita dissidente sarebbe morto in prigione a causa di negligenza medica deliberata, nel mezzo di una repressione guidata dal principe ereditario Mohammed bin Salman contro attivisti pro-democrazia, predicatori musulmani e intellettuali.

La rete televisiva in lingua araba Nabaa con sede a Londra ha riferito mercoledì che lo sceicco Mutlaq bin Nghimish al-Dawish è morto in prigione. Prisoners of Conscience ha anche confermato la notizia in un post sulla sua pagina Twitter, affermando che le circostanze della morte del dissidente rimangono sconosciute.

Da quando Mohammed bin Salman è diventato il leader de facto dell’Arabia Saudita nel 2017, il regno ha intensificato gli arresti di attivisti, blogger, intellettuali e oppositori politici. Il regime ha mostrato zero tolleranza per il dissenso anche di fronte alle condanne internazionali. Studiosi musulmani sono stati giustiziati e attivisti per i diritti delle donne sono stati messi dietro le sbarre e torturati poiché le libertà di espressione, associazione e credo continuano a essere negate. In Occidente tutto tace.

di Redazione

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