Reddito di Cittadinanza, grandi spese ma poco lavoro
La narrazione sul reddito di cittadinanza si potrebbe benissimo riassumere in “tanto rumore per nulla”, se il nulla che intendiamo sono i posti di lavoro, vero obiettivo dell’operazione. Il disastrato Sud Italia che, stando alle ultime statistiche di fine 2019 si sta spopolando di giovani, è in testa nelle classifiche del recepimento del reddito di cittadinanza. Purtroppo da controaltare vi è il lavoro, pochissimo, alla quale i recettori del reddito hanno avuto accesso.
A otto mesi dalla partenza, il bilancio è tutt’altro che positivo e a dirlo non sono i soliti detrattori ma i freddi numeri. Solo mille persone a fronte dei tre miliardi erogati hanno trovato un impiego e tutto questo nonostante gli “occupabili” siano 700mila. A pesare sono soprattutto i ritardi e la mancanza di offerta lavorativa.
A parlare sono i numeri dell’Inps: 857mila le famiglie che godono del reddito di cittadinanza, a 200mila viene corrisposta la cifra di 200 euro al mese, mentre sono oltre 700mila i beneficiari del sussidio considerati occupabili su un totale di due milioni di persone coinvolte nel progetto. Su queste 700mila persone lo Stato ha riversato circa 3miliardi di euro per meno di mille posti di lavoro creati. Solo 50mila le persone contattate per firmare il patto del lavoro che altro non è che la procedura burocratica che dovrebbe portare, almeno in teoria, il disoccupato che riceve il reddito di cittadinanza a trovare un impiego. Coloro che hanno trovato un lavoro grazie alle figure dei navigator sono lo 0,14%, il nulla se si considerano i 3miliardi di euro spesi.
Problematiche del reddito di cittadinanza
Una delle cause potrebbe essere anche la lentezza dei centri per l’impiego che non riescono a smistare la mole di persone che quotidianamente si recano, ma oltre questo vi sono i problemi di natura tecnica ossia, ai navigator mancano gli strumenti per poter lavorare, come i computer e gli uffici.
Il lavoro se si trova è precario, stando all’Ampal. Solo il 18% ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato, il resto è precariato, ma nei centri per l’impiego ci si sta rendendo conto che molti beneficiari del reddito non possiedono le minime competenze per trovare un lavoro. Infatti, il 60-70% ha una scolarizzazione troppo bassa o un obbligo scolastico non completato. Molte aziende cercano personale attraverso canali “alternativi”, sapendo che molto difficilmente nelle vie ufficiali troverebbero personale qualificato.
Centri per l’impiego che vanno al rallentatore, navigator senza mezzi, forza lavoro poco o scarsamente qualificata e soprattutto una domanda di lavoro che latita. Queste sono le vere problematiche che non sono state affrontate prima di mandare in onda l’elargizione del reddito di cittadinanza che, se da una parte è un’ottima misura per dare un aiuto, è anche vero che nelle nazioni dove esso funziona funge da trampolino di lancio per entrare nel mondo del lavoro. Insomma, l’ennesimo fallimento italiano.
di Sebastiano Lo Monaco