Il potenziale militare russo in Siria
Siria – Dal punto di vista economico, la Russia è una media potenza con un Pil falcidiato dal crollo dei prezzi del petrolio e del gas e dalle sanzioni, che è appena il 34,45% di quello tedesco e solo il 47,61% di quello francese, ma è anche la dimostrazione che i dollari non sono l’unica misura di una Nazione e che un Paese non è fatto solo di economia.
Cosciente della crescente ostilità di Washington, che intendeva soffocare la crescita russa dopo il disastro seguito al collasso dell’Urss, e cosciente anche dei limiti strutturali della sua economia, Mosca ha puntato sulle Forze Armate come strumento capace di tutelare gli interessi nazionali, sia dinanzi al dilagare della Nato verso Est, sia per riaffermare il ruolo della Russia come potenza mondiale.
Una scelta ormai lontana e coraggiosa, che sta trasformando profondamente le Forze Armate russe, portandole dalla massa pressoché allo sbando degli anni bui successivi al crollo, ad un complesso efficiente e bilanciato, dotato d’armamenti di prim’ordine.
Ovviamente è stato un percorso lungo che si potrà dire concluso solo nel 2020, ma la scommessa di continuare a puntare su di esso, malgrado le gravi difficoltà economiche, sta pagando non solo in termini di prestigio e peso politico (che conta, eccome!), ma anche per la capacità di tradurne i risultati in vantaggi concreti per la Nazione russa, attraverso i legami economici e commerciali che essi producono e le opportunità di vendita di quegli stessi mezzi sfornati dai “bureau” di progettazione e messi in mostra sullo scenario internazionale.
Oggi Mosca ha dimostrato ad un Occidente incredulo, che fino a ieri la guardava con sufficienza, che non solo dispone del secondo arsenale nucleare strategico, peraltro in via di rapida modernizzazione, ma anche di forze convenzionali moderne ed equilibrate, capaci di impegni simultanei su più teatri (Ucraina e Siria) oltre che continuare a garantire ampiamente la sicurezza nazionale.
A parte lo scenario ucraino, dove un pugno di Btg (Battalion Tactical Group, ovvero gruppi di combattimento a livello di battaglione) sono stati sufficienti a sbaragliare Esercito, Guardia Nazionale e mercenari messi in campo da Kiev (e dall’Occidente che la spalleggiava), è stato in Siria che Mosca ha stupito il mondo. Laggiù ha dato prova nell’ordine: di capacità di proiettare in tempi brevi un corpo di spedizione a lunga distanza; di condurre operazioni complesse ed alimentarle nel tempo a notevole distanza dal territorio nazionale; di un alto grado di sofisticazione nella condotta delle operazioni e, da ultimo ma tutt’altro che ultimo, del raggiungimento di un livello tecnologico che ha sbalordito i tanti sedicenti esperti occidentali.
In buona sostanza, sullo scenario siriano, Mosca ha esibito (e testato con successo in combattimento) i suoi sistemi d’arma avanzati, che hanno suscitato l’immediato interesse degli acquirenti di mezzo mondo e sono serviti da monito alle mire dell’Occidente.
Come ovvio, la parte del leone l’ha svolta la Vvs, l’Aviazione, che ha messo in campo fin dall’inizio i nuovissimo Sukhoi Su-34, caccia bombardieri pesanti multiruolo, definiti dagli specialisti i più interessanti velivoli impegnati in Siria. a seguire, dopo lo scellerato abbattimento del Su-24, e per mettere in chiaro che non ci sarebbe stato un bis, ha schierato il Sukhoi Su-35S, un caccia da supremazia aerea definito di generazione 4^++ entrato in linea da due anni, concordemente giudicato quanto di meglio esista al mondo ad eccezione dell’F22 Raptor.
Ma è stato l’intero impiego dell’arma aerea a sorprendere, a cominciare dall’uso sistematico di bombardieri strategici dalle basi russe (Tu-160, T-22, etc.) e di una panoplia completa di sistemi d’arma che spaziano dal tradizionale armamento di caduta (le vecchie “iron bomb”) a missili da crociera di vario tipo e sofisticate bombe a guida laser, Tv o a correzione di traiettoria via satellite. E per rimanere in tema, memorabili sono state le ondate di missili cruise (i Kalibr-Nk) lanciati da navi sul Caspio e da sommergibili al largo del Mediterraneo, mostrando la completa padronanza di una tecnologia di cui la Nato pensava d’avere l’esclusiva.
Ma non è solo in aria che Mosca ha mostrato le sue capacità: a parte i T-90 di ultima generazione, che hanno reso pressoché inutili i Tow forniti a centinaia dagli Usa ai cosiddetti “ribelli moderati” (che semplicemente non esistono) e finiti regolarmente in mano ad Al Nusra (cioè ad Al Qaeda) ed Isis, sono stati sperimentati in azione i nuovissimi Btr-82 A1, veicoli da combattimento corazzati per portare ed appoggiare squadre d’assalto di fucilieri, quanto di meglio esista al momento nel settore. Nel campo dei corazzati in Siria manca solo il T-14 Armata, i cui primi esemplari hanno sfilato a Mosca per la parata della Vittoria a maggio, sollevando l’immediata preoccupazione di tutti gli specialisti occidentali.
Anche nelle armi innovative i Russi hanno stupito, mettendo in azione sistemi che si pensava solo sperimentali, come il Tos-1 A Buratino, un’arma termobarica che lancia razzi capaci di saturare un’intera area, “bonificandola” dai terroristi. Come pure i sistemi contraerei considerati i migliori al mondo, gli S-400, con cui hanno preso il controllo dei cieli (non solo siriani, il loro raggio d’azione spazia da larga parte della Turchia, Incirlik inclusa, a Israele), e i sistemi di controllo e guerra elettronica con cui monitorano tutta l’area, impedendo di fatto le intrusioni altrui.
Uno schieramento di sistemi d’arma che, malgrado non enorme nei numeri, grazie alla qualità ed alle capacità d’impiego, non solo sta riducendo in briciole i “ribelli” e quelle bande dell’Isis che una propaganda bugiarda e interessata descriveva come “invincibili”, ma sta tenendo a bada le mire di quei Paesi che intendevano distruggere la Siria (e l’Iraq) per spartirsene le spoglie (leggi nell’ordine: Turchia, Arabia saudita, Usa, Israele, etc.).
Un successo che dimostra ancora quanto sia menzognera l’idea che sia solo il denaro a decidere; certo, è terribilmente importante, e troppe volte ha deciso, ma lo sono anche (e di più) le idee forti sostenute con determinazione, e i mezzi per proteggerle e portarli avanti quando minacciate. Appunto, lo strumento militare voluto da Putin per rintuzzare l’aggressione dell’imperialismo.