Palestina: musulmani, cristiani ed ebrei ritorneranno a vivere insieme
Palestina – Sotto la reale minaccia di una pulizia etnica in Cisgiordania, oltre alle provocatorie violazioni contro i luoghi santi e al tradimento da parte della comunità internazionale, i palestinesi hanno iniziato a condurre efficaci operazioni di Resistenza armata.
Questi atti di Resistenza non si limitano ad affrontare le incursioni dell’occupazione nelle città e nei villaggi palestinesi, ma colpiscono anche vari obiettivi dell’occupazione, inclusi posti di blocco militari, insediamenti illegali sia in Cisgiordania che in Israele nonostante la politica di “falciare il prato” perseguita dal regime israeliano.
L’anno scorso, i media palestinesi hanno riferito che le operazioni di Resistenza armata contro obiettivi israeliani sono state 191, di cui 55 con l’uso di ordigni esplosivi.
Nel corso del 2021, 94 palestinesi sono stati assassinati, inclusi almeno 15 bambini e cinque donne, 11.092 sono stati feriti, mentre 5.286 palestinesi sono stati arrestati. Dall’inizio del 2022 fino ad agosto, le organizzazioni dei media palestinesi hanno documentato 413 atti di Resistenza armata contro l’occupazione e i coloni. Secondo i dati palestinesi, le operazioni armate di rappresaglia hanno provocato finora la morte di almeno 19 israeliani.
Il mese di settembre è stato anche testimone di numerosi atti di Resistenza armata che hanno provocato il ferimento di più di una dozzina di soldati israeliani.
Secondo il ministero della Salute palestinese, le forze del regime israeliano hanno ucciso più di 90 palestinesi nella Cisgiordania occupata dall’inizio di quest’anno e il numero è in aumento.
Palestina sarà liberata dalla Resistenza
C’è sempre stata una qualche forma di Resistenza nei territori occupati. La regione ha assistito alla prima Intifada (rivolta) nel 1987, quando i palestinesi hanno usato pietre di fronte ai carri armati ed è stata repressa in modo brutale dall’occupazione.
Diversa la storia nella Striscia di Gaza dove la Resistenza palestinese ha preso le armi e liberato trionfalmente l’enclave costiera. Oggi utilizza tunnel e missili per impedire all’occupazione di rioccupare la regione. Oggi, anche in in Cisgiordania i palestinesi stanno prendendo le armi. Il passaggio dalle pietre alle armi non è qualcosa di sorprendente se si tiene conto delle azioni disumane dell’occupazione israeliana.
I fattori che portano all’esplosione palestinese in Cisgiordania aumentano di giorno in giorno. Oltre ai fattori nazionali e religiosi, che sono cresciuti notevolmente negli ultimi anni, spiccano le violazioni praticate dall’occupazione; in particolare la continua espansione della politica degli insediamenti e l’erosione della terra palestinese. Oltre al continuo sangue palestinese versato davanti ai crimini israeliani.
Sul fronte nazionale, i palestinesi sentono che la loro causa sta attraversando il momento peggiore a causa del tradimento politico da parte della comunità internazionale. Intanto, tra i tentativi dell’occupazione di profanare tutto ciò che è sacro ai palestinesi, oltre alle continue violazioni alla santa moschea di al-Aqsa che stanno diventando estremamente provocatorie. I palestinesi sentono che gli estremisti, sotto la protezione delle forze di occupazione, stanno lavorando in modo efficace e rapido per ebraizzare e demolire la moschea di al-Aqsa.
Da non sottovalutare le misure dell’occupazione che ostacolano quotidianamente la vita dei palestinesi. Secondo il Centro palestinese per i diritti umani, il regime ha istituito 104 posti di blocco militari temporanei in Cisgiordania oltre ai 108 posti di blocco permanenti.
Jenin cuore della Resistenza in Cisgiordania
Jenin è stata il cuore della Resistenza nella Cisgiordania occupata. La città è stata sottoposta a continui raid militari israeliani. Jenin ha risposto a questa aggressione aprendo la strada alla lotta armata contro l’esercito israeliano.
Mentre la comunità internazionale può scegliere di tacere sul genocidio israeliano contro i palestinesi, la Repubblica Islamica dell’Iran ha scelto di non tacere. Teheran ha chiesto una Cisgiordania armata come unica luce alla fine di un tunnel buio per il popolo palestinese.
Nel 2016, il leader della Rivoluzione Islamica in Iran, l’Ayatollah Sayyed Ali Khamenei, ha dichiarato: “Se i palestinesi agiranno in modo potente, è possibile che l’altra parte – che è questo regime violento – si ritirerà, poiché cercano una tregua con tutte le loro forze. Ciò significa che sono diventati disperati. Uccidono persone e bambini e mostrano crudeltà in modo eccessivo. Ma sono anche disperati. Sono in gravi difficoltà ed è per questo che cercano una tregua”.
“Pertanto, crediamo che la Cisgiordania dovrebbe diventare armata come Gaza. È necessario mostrare potere. Quelle persone interessate al destino della Palestina dovrebbero fare tutto il possibile. Questo è ciò che dovrebbe essere fatto: anche la gente in Cisgiordania dovrebbe essere armata. L’unica cosa che può alleviare i dolori dei palestinesi è mostrare la forza. Altrimenti, se agiamo in modo docile, sottomesso e obbediente, non verrà fatto nulla che sia a vantaggio dei palestinesi e la violenza che sta mostrando questa creatura violenta e malevola non diminuirà”.
Si avvicina il ritorno alla convivenza pacifica in Palestina
Chi legge bene la situazione si rende conto che Israele non può controllare la Resistenza nella Cisgiordania. Lo sviluppo delle operazioni, da Jenin a Nablus, a Tulkarem e infine nell’area della Valle del Giordano, è solo la prova dell’espansione di questa lotta armata.
La speranza non è certo perduta per la causa palestinese, per i palestinesi e i loro sostenitori che credono in una soluzione di uno Stato chiamato Palestina con Gerusalemme come capitale e il ritorno dei profughi palestinesi che attualmente vivono nei campi profughi sparsi vicino Oriente.
La fine del regime brutale e sanguinario chiamato Israele si avvicina sempre di più, come si avvicina il ritorno alla convivenza pacifica in Palestina, dove musulmani, cristiani ed ebrei ritorneranno a vivere insieme. Prima succede, meno massacri saremo costretti a vedere.
di Yahya Sorbello