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Palermo: la vergogna dei simboli gay proiettati sulla Cattedrale

di Mauro Indelicato

“Vergogna! Stiamo toccando il fondo! L’ideologia omosessualista proiettata sul nobile portico meridionale della Cattedrale di Palermo in occasione del Festino della Patrona Rosalia… I simboli del gay pride e delle unioni omosessuali accostati ad un neonato… Il carro fatto passare a Porta Felice da un cancello con motivi orgiastici… Ma chi può convincermi che è tutto normale?” E’ questo lo sfogo su Facebook di don Fabrizio Moscato, segretario del Cardinale di Palermo, Paolo Romeo. Il tutto per quanto accaduto durante il festino di Santa Rosalia, la festa religiosa più attesa dal capoluogo siciliano, nella quale migliaia di persone si riversano nel centro cittadino per omaggiare la Patrona di Palermo.

In questo contesto che da sempre racchiude un mix tra devozione e mondanità, emerge però un fatto senza dubbio censurabile, che in maniera inopportuna esaspera dei toni già di per sé aspri in una città che vive momenti economico – sociali molto difficili; durante la sfilata del carro con la “Santuzza” infatti, arrivati di fronte la Cattedrale, sono stati proiettati proprio sulla parete del Duomo i loghi dell’Arcigay ed i simboli del Gay Pride 2013, il quale si è svolto nel capoluogo siciliano.

Ma non solo; come denunciato dal sopracitato don Moscato, durante il festino sono apparsi altri simboli ed altre immagini tutt’altro che religiose: “Questo è il futuro visto con lo sguardo dei bambini? No! – prosegue lo stesso Moscato – Questa è strumentalizzazione dei bambini! Questo è un futuro imposto ai bambini da minoranze che hanno uno sguardo falso e deviato… L’unica paura è per i più piccoli che ci guardano…”.

Condanne per l’accaduto, sono arrivate da più parti; quello che più risalta, non solo a Palermo ma anche in altre parti del nostro Paese, è un certo clima nel quale si è costantemente bombardati circa simboli ed atteggiamenti culturali non tanto a favore del riconoscimento di alcuni diritti, ma a favore di una vera e propria imposizione di determinati comportamenti nella società.

Del resto, uno dei più noti registi omosessuali italiani, come Franco Zeffirelli, già nel 2000 affermava come il nascente movimento omosessuale italiano avrebbe portato ad uno scontro che non avrebbe fatto il bene dei diritti gay: “Omosessuale non è chi sculetta e si trucca – affermava – Loro vogliono un mondo gay, ma bisogna sempre riconoscere il ruolo della donna e per questo i gay pride li ho sempre detestati”.

Situazione che si è avuta puntualmente a Palermo; è noto il forte contrasto tra la Chiesa ed i movimenti gay, ma in mezzo a tanti fedeli e tanti credenti, proiettare simboli omosessuali ed inerenti al sesso sulla Cattedrale, è un vero e proprio affronto a quel senso di rispetto reciproco, a cui si appellano spesso proprio coloro che rivendicano i diritti per i gay.

Tutto ciò, non rappresenta soltanto una mancanza di rispetto per la sensibilità dei fedeli presenti in quel momento, ma anche un tentativo di imporre a suon di “bombardamenti” mediatici una cultura minoritaria, cercare quindi di far diventare di massa ciò che al momento è soltanto di nicchia.

Intanto dal comune, per bocca dell’assessore Giambrone, si difende: “Nessuna provocazione. Era un video sull’amore e sui diritti. Forse qualcuno l’ha interpretata come una provocazione, ma non c’era nessun intento provocatorio. Il video è stato proiettato sulla Cattedrale semplicemente perché era l’unico luogo su cui si potevano fare proiezioni. Forse sarebbe stato meglio proiettarlo in altre parti”.

Anche sui social netowrk scoppia la polemica: in molti sono stati i fedeli apparsi indignati da quanto proiettato sul simbolo della plurisecolare cristianità palermitana, altri invece, pur non professandosi credenti, ritengono inopportuno quanto visto durante il festino. “Non vado in Chiesa da anni – afferma una ragazza – Però la festa era dedicata alla Santa, c’erano tanti bambini lì, magari si poteva semplicemente parlare in un’altra occasione di questo argomento. Del resto, con il gay pride hanno già avuto la città in mano per dieci giorni, non possono monopolizzarla”.

C’è anche chi tenta però di difendere quanto proiettato sulla Cattedrale: “Quante storie per 10 minuti di filmato – dichiara un altro ragazzo – Da tre anni, da quando è venuto il Papa, ci sono ancora le bandiere vaticane in giro per la città, nessuno le ha tolte e nessuno ha detto niente”.

A questa affermazione però, è giusto dedicare il finale dell’articolo, in quanto è necessario far chiarezza sull’argomento in discussione: al di là della negligenza del comune capoluogo, che evidentemente non ha proceduto a rimuovere quanto all’inizio era soltanto previsto come un qualcosa di provvisorio, però senza dubbio le bandiere vaticane posizionate sulle strade palermitane, non offendono la sensibilità di nessuno. Sono vessilli di uno Stato che ospita la Santa Sede ed il cui sventolio su Palermo non oscura né altri simboli religiosi, né impedisce a chi non è religioso di poter manifestare la propria sensibilità su determinati temi: proiettare invece simboli marcatamente omosessuali e di movimenti distanti dalla Chiesa, sulla Cattedrale di Palermo, vuol dire entrare a gamba tesa sulla questione, offendere la sensibilità e non solo di chi vede un luogo di culto trasformato in una vetrina per argomentazioni che nulla hanno a che fare con la religione.

L’attacco alla città italiana che viene ritenuta la più arretrata nell’affrontare questi temi, è visibilmente partito; se non si capisce subito la gravità di quanto accaduto durante il festino di Santa Rosalia, a breve anche la Sicilia potrebbe piegarsi alla cultura di massa, imposta già in altre parti d’Europa da diversi anni, con il risultato di scambiare apparenti dibattiti sull’estensione di determinati diritti, in veri e propri bombardamenti mediatici.

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