Palermo e Caivano, specchio di una società disumanizzata
Le due principali notizie di questi giorni sono separate da distanze geografiche: Palermo e Caivano.
Una città, quella di Palermo, un quartiere, quello di Caivano, che compongono la faccia della stessa medaglia. Tre stupri compiuti dal branco a danni di tre ragazze: una di diciannove anni, le altre di dodici. Inoltre, c’è un sospetto terribile, che le ragazzine di Caivano non fossero le sole ad avere subito questi abusi. Infatti, pare che in molti fossero a conoscenza di continui abusi consumati in quel rudere che sarebbe dovuto essere una piscina comunale.
Palermo e il macabro “spettacolo” dei social
Non appena appresa la notizia, soprattutto nel caso di Palermo, è partito il solito macabro spettacolo dei social: quello di colpevolizzare la vittima con insulti. Come spesso accade in questi casi, scappa sempre l’accusa che, tutto sommato, non gli è dispiaciuto e che in parole povere, “se l’è cercata”.
Società disumanizzata
I due casi, separati solo da una distanza chilometrica, mettono in mostra, semmai ve ne fosse il bisogno, che vi è in atto un’autentica disfatta sociale. Il fallimento di famiglia, scuola e istituzioni che sono ormai meri contenitori vuoti che non hanno più voce in capitolo. Le famiglie sono sempre più disgregate, la comunicazione è stata sostituita dal cellulare che isola nello stesso nucleo familiare, madri e padri sempre più assenti. Figli rintanati in sé stessi con il solo obiettivo di essere alla stregua degli altri.
Altro pilastro ormai decrepito è quello della scuola, istituzione sclerotizzata in diatribe stantie sui contratti degli insegnanti, in labirintici corsi di idoneità e formazione ma che, nella sostanza, ha perso il reale obiettivo. La formazione del futuro essere umano e non la sola istruzione staccata dal resto, diventa un mero orpello. Mancano corsi di educazione emotiva, di educazione sessuale, di educazione civica e all’orizzonte non si vede nessuna “nova terris”, ma il solo perpetuare di vecchi schemi ormai inservibili.
Stato assente, se non complice
Altra colonna che va a pezzi è quella delle istituzioni. I comuni badano solo al bilancio, manca il persone, mancano gli assistenti sociali che dovrebbero essere la testa di ponte in casi come quello di Palermo e Caivano. Sono pochi, mal pagati e fanno quello che possono, quando possono.
Si è all’interno di una “perfect storm” che va a vantaggio di chi vuole delinquere. Chi ne paga le spese è il cittadino “debole” mai garantito da uno Stato che sul malessere sociale ha fondato la sua difesa. Quindi, in una situazione del genere non devono meravigliare le barbarie di Palermo e Caivano, frutto dell’incapacità e della complicità dello Stato. Servono a poco gli slogan e le puntuali quanto ipocrite passerelle dei politicanti di turno. In realtà, servirebbe una forte e leale volontà dello Stato a lanciare una VERA guerra contro ogni forma di crimine.
di Sebastiano Lo Monaco