Omicidio Regeni, ennesima vergogna
Il caso Regeni si arricchisce di una nuova e vergognosa pagina. È di questi giorni la notizia che l’Italia, in barba a tutte le promesse fatte ai genitori del giovane ricercatore trovato morto in Egitto, stia mantenendo non solo rapporti “amichevoli” con l’Egitto ma che vi sia in corso una vendita di navi militari che dovrebbero portare nelle casse del governo italiano notevoli introiti oltre che armare un prezioso alleato in quell’area del Mediterraneo.
Affari in cambio del silenzio sulla morte di Regeni?
Non possiamo saperlo anche se per scoprire la verità, a volte, basta grattare la superficie delle cose per vedere davvero cosa si nasconde. La vendita delle due fregate al regime di Al-Sisi suona al quanto sospetta. Fanno ridere amaramente le prese di posizione dei vari politici che si sono succeduti negli anni, annunci fatti da tigri di carta che da dietro un microfono, con sguardo finto duro chiedono verità per la morte di Regeni. Pretese di verità rimaste lettera morta.
A mettere una pezza al clamore delle nuove notizie, ultimo in ordine di tempo, è il ministro degli Esteri Di Maio che durante il question time ha risposto ad un interrogazione di Liberi e Uguali sulla maxi commessa di 11 miliardi che il premier Conte ha già avallato. Per Di Maio la vendita delle fregate non è stata ancora autorizzata ribadendo che l’Egitto rimane uno degli interlocutori fondamentali nel Mediterraneo, sottolineando come il rilascio delle autorizzazioni è subordinato ad una rigorosa applicazione dei criteri di legge e che mai è venuta meno da parte del governo la richiesta di far luce sulla morte di Giulio Regeni. Purtroppo sono i fatti a smentire ancora una volta le parole del ministro.
Parole che periodicamente cadono pesanti sulla memoria del giovane ricercatore finito in un gioco molto più grande di lui. Anni di parole che non hanno portato a nulla e che scavano sempre più in fondo nel dolore di due coraggiosi genitori che si sono visti mentire in faccia più volte dal politicante di turno.
Anni di false promesse
Sarebbe meglio smetterla con questi giochini squallidi messi in atto da una nazione e da una politica ostaggio dei mercati, su tutti quello delle armi. Sarebbe meglio accettare a malincuore le parole di uno come Crimi che con faccia seria afferma: “Armi all’Egitto? Si tratta di una manovra economica, mica di un regalo”. Con buona pace di chi, in modo testardo, continua a chiedere verità sull’omicidio Regeni.
di Sebastiano Lo Monaco