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Nigeria: una “stecca” da 20 miliardi di dollari

di Salvo Ardizzone

A tanto ammonta l’ammanco nelle casse dell’Agenzia petrolifera nazionale, denunciato dal Governatore della Banca Centrale Nigeriana, Lamido Sanusi, e che per questo è stato prima invitato a dimettersi e poi rimosso dal Presidente Goodlack Jonathan, per “cattiva condotta e spregiudicatezza finanziaria”.

Ma Sanusi non è un uomo qualunque: il cinquantaduenne Governatore è membro di una delle più potenti famiglie del Nord islamico del Paese; posto a capo della Banca Centrale nel febbraio del 2009, per sanare il marasma delle finanze, ha “ripulito” con mano ferma il settore del credito da diversi istituti che definire fraudolenti sarebbe stato poco, e ridotto rapidamente a una cifra un’inflazione che era galoppante, guadagnandosi l’unanime plauso internazionale e l’elezione, nel 2011, a Governatore dell’anno da parte del Financial Times.

Gli attivisti per i diritti umani e molti giornalisti, già da anni gridavano contro la gestione fraudolenta dei proventi del petrolio (che per inciso, come detto in altro articolo, rappresentano l’80% delle entrate fiscali); circa un mese fa Sanusi ha aggiunto la sua voce, e quella pesa, rincarando la dose in un intervento al Senato, dove ha dichiarato che il Paese è “violentato da interessi legalizzati” e che le risorse dello stato sono sistematicamente sottratte. E ancora, a una delle ultime riunioni coi banchieri prima che fosse esautorato, li ha esortati a rendere noti e pubblici i movimenti bancari di cui tutti mormorano.

Le pubbliche denunce lo hanno messo all’indice dall’establishment nigeriano, immerso fin sopra i capelli in un sistema di corruzione generale, ed il governo ha subito iniziato una campagna per screditarlo, mettendo in giro la voce che fosse legato ai terroristi islamici di Boko Haram, e che le sue dichiarazioni fossero dovute a sue future ambizioni politiche. Sia come sia, lui non molla; è ricorso in Tribunale per riavere il suo posto e all’udienza del 19 marzo promette di dire altro sulle accuse lanciate.

Il fatto certo è che i mercati hanno reagito male al suo siluramento, che ha spaventato gli investitori stranieri spingendoli ad una fuga precipitosa dal Paese. Un’altra tegola per il Presidente, che contava di preparare con calma la sua rielezione nel 2015; già gli uffici del governo stavano per fare l’annuncio trionfale che la Nigeria era in procinto di divenire la 1^ economia d’Africa, superando il Sud Africa; ma le dichiarazioni insistenti fatte da Sanusi: i soldi non ci sono, rischiamo il collasso monetario, hanno guastato la festa.

Ma a ben guardare, sono le ambizioni di Goodlack a suonare grottesche: dire d’aver superato il Sud Africa quando il reddito procapite dei Nigeriani è meno d’un terzo di quello dei Sudafricani è ridicolo; come lo è fare annunci trionfali quando circa il 70% degli abitanti sopravvive (se così si può dire) con meno di 2 $ al giorno; o l’incredibile progetto di Eko Atlantic, di cui ci occuperemo in altro articolo: un’isola artificiale dinanzi a Lagos, colossale via di mezzo fra Disneyland e la City, oasi per super ricchi in una Nazione in cui la miseria impera.

E per dirla tutta sul modo d’amministrare la Nigeria, il Paese, che è il primo produttore d’Africa di petrolio, deve importare carburanti perché è privo di raffinerie; questo permette lauti affari al gruppo degli importatori, anche grazie ai grassi sussidi (oggetto di fortissime quanto inutili proteste un paio d’anni fa) che ricevono ufficialmente per “calmierare i prezzi”.

Si potrebbe continuare a lungo, troppo a lungo, parlando delle disgrazie di questo Paese mai nato, e del modo come viene gestito da chi lo ritiene cosa propria. È l’ennesimo frutto avvelenato nato dai danni del colonialismo, uniti alla rapace ottusità di una classe dirigente che è impossibile chiamare tale.

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