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Nigeria: centinaia di fedeli sciiti trucidati dall’esercito

di Lucia Colandrea

L’esercito nigeriano ha compiuto una serie di raid nei luoghi simbolo del culto sciita nella città settentrionale di Zaria. Secondo i dati raccolti da Human Rights Watch sarebbero almeno 300 i fedeli sciiti uccisi durante una serie di raid effettuati tra il 12 e il 15 Dicembre. Si tratta di membri del Movimento Islamico della Nigeria, setta sciita con circa tre milioni di seguaci in Nigeria, fondata da Sheikh Zakzaky negli anni Ottanta.

In base alle testimonianze raccolte da Human Rights Watch, i soldati nigeriani hanno attaccato tre diverse zone nella città di Zaria, ferendo e uccidendo numerosi membri del gruppo, tra i quali molte donne e bambini. Gli spari sono iniziati nei pressi della moschea di Hussainniyah. Un trentenne che era all’interno della moschea ha raccontato che a mezzoggiorno circa 60 soldati hanno circondato la moschea. Hanno spiegato che si trattava di una misura precauzionale in vista dell’arrivo di un convoglio militare. I fedeli hanno deciso di creare una barricata per proteggersi nel caso in cui i soldati li avessero attaccati. Poco dopo l’arrivo del convoglio, alle 2:30 del pomeriggio, i soldati hanno cominciato a sparare contro la folla per farsi strada; molti fedeli si sono rifugiati in moschea. Secondo il testimone, circa 50 persone sono state uccise, inclusi donne e bambini. I testimoni hanno riferito che i soldati incitavano le persone rifugiate in moschea a uscire e lanciavano granate all’interno.

Diversa è la versione ufficiale dell’esercito. Secondo un portavoce, l’attacco è stato provocato dal tentativo, da parte di alcuni sciiti, di attaccare il convoglio militare e uccidere il capo dell’esercito e i membri del suo entourage. Daniel Bekele, direttore di Human Rights Watch Africa, sottolinea che la versione dell’esercito “non quadra”. Le circostanze non sono state tali da giustificare l’uso della forza. Human Rights Watch fa notare che, secondo il diritto internazionale, l’uso intenzionale della forza è permesso soltanto quando strettamente necessario per proteggere la vita. Di fronte alla folla armata di sole pietre, la reazione dell’esercito è stata esagerata, se non un attacco pianificato ai danni della minoranza sciita.

L’esercito ha attaccato anche l’abitazione del leader del movimento, nel quartiere Gyellesu. Centinaia di persone si sono riunite per proteggere il proprio leader mentre l’esercito ha iniziato a sparare contro la folla finché il 14 dicembre Zakzaky e sua moglie sono stati arrestati insieme a numerosi membri del movimento. Non è stato reso noto il motivo dell’arresto.

Molti hanno riferito a Human Rights Watch di non aver ricevuto cure mediche, né cibo e di essere stati picchiati durante il periodo di detenzione, nonostante fossero gravemente feriti.

Non è la prima volta che i membri del Movimento Islamico della Nigeria si scontrano con le forze di sicurezza nigeriane. Tra gli anni Ottanta e Novanta, Zakzaky è stato detenuto molte volte sotto diversi regimi che si sentivano minacciati dalla retorica anti-governativa del leader che aspirava a realizzare un governo rivoluzionario in Nigeria sul modello di quello iraniano.

Intanto la guida spirituale dei musulmani nigeriani, il sultano di Sokoto, avverte che operazioni come quella di Zaria potrebbero alimentare la radicalizzazione e contribuire all’aumento delle vittime di Boko Haram che finora ha ucciso 20mila persone.

E nel tentativo di fronteggiare la minaccia di Boko Haram le forze di sicurezza nigeriane continuano a compiere abusi e violazioni dei diritti umani. Uso sproporzionato della forza contro i civili, processi arbitrari, detenzione senza processo, sparizioni forzate, tortura e omicidi sono alcuni dei crimini attribuiti alle forze di sicurezza nigeriane che sono arrivati anche all’attenzione della Corte Criminale Internazionale.

Il governo dello Stato di Kaduna ha annunciato la costituzione di una Commissione di inchiesta per indagare sull’accaduto e punire adeguatamente i colpevoli. Sinora i militari responsabili degli abusi non sono mai stati puniti per violazione dei diritti umani. Si spera che questa volta la commissione sia indipendente e imparziale, nonostante l’ostilità che gravita intorno al movimento sciita sia da parte della popolazione civile che da parte del governo che vede in Zakzaky e nei suoi seguaci un movimento sovversivo che opera come “uno stato nello stato”.

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