Nam, regime sionista deve ritirarsi dal Golan
Il Movimento dei non allineati (Nam), composto da 120 membri, ha rilasciato una dichiarazione politica chiedendo al regime sionista di ritirarsi dai territori siriani occupati nelle alture del Golan.
In una dichiarazione rilasciata dopo una riunione ministeriale virtuale, il Nam ha affermato che i suoi membri “condannano tutte le misure prese da Israele per cambiare lo stato legale, fisico e demografico del Golan siriano occupato. I membri chiedono ancora una volta che Israele si attenga alla Risoluzione 497 (1981) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e di ritirarsi completamente dal Golan siriano occupato entro i confini del 4 giugno 1967, in attuazione delle Risoluzioni 242 (1967) e 338 (1973) del Consiglio di sicurezza”.
Inoltre, il Nam ha ribadito che “una soluzione giusta e duratura alla questione palestinese in tutti i suoi aspetti deve rimanere la sua priorità e anche una responsabilità permanente delle Nazioni Unite fino a quando non sarà risolta in modo soddisfacente in tutti gli aspetti in conformità con il diritto internazionale e le Risoluzioni pertinenti delle Nazioni Unite”.
Il gruppo di nazioni ha anche riaffermato la necessità di “rispettare l’integrità territoriale, la sovranità, l’uguaglianza sovrana, l’indipendenza politica e l’inviolabilità dei confini internazionali di altri Stati” e di astenersi dall’intervenire negli affari interni di altri Paesi.
Nam a difesa della sovranità nazionale
Istituito nel 1961, il Nam è composto da 120 nazioni membri, con la maggior parte dei paesi in Medio Oriente e Africa, più gran parte dell’America Latina e dell’Asia e diverse repubbliche post-sovietiche tra i suoi membri. Cina, Messico, Brasile e più di una dozzina di altri Paesi fungono da osservatori.
L’amministrazione Trump ha formalmente riconosciuto la “sovranità” del regime sionista sulle alture del Golan nel marzo 2019. Dozzine di Paesi, inclusi gli alleati europei degli Stati Uniti, hanno condannato la decisione. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, l’ha definita una “dimostrazione consapevole e deliberata di illegalità”.
Il regime sionista ha occupato le alture del Golan nel giugno 1967 dopo aver lanciato un attacco aereo contro gli aeroporti egiziani e quindi iniziato la guerra dei sei giorni contro una coalizione di Stati arabi. Nel 1981, il regime occupante annette il territorio, ma la decisione non è stata riconosciuta dal Consiglio di Sicurezza. Nel dicembre 1981, il Consiglio di sicurezza ha dichiarato all’unanimità che l’azione del regime sionista era “nulla e non valida”.
Damasco ha ripetutamente sottolineato che non avrebbe mai rinunciato alla sua sovranità sulle alture del Golan avvertendo che ha il diritto, in base al diritto internazionale, di riconquistare i propri territori utilizzando ogni mezzo necessario.
Insieme alle alture del Golan, il regime sionista continua ad occupare una striscia di 22 km quadrati di territorio libanese noto come Shebaa Farms, così come i territori palestinesi della Cisgiordania, Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza.
di Yahya Sorbello