L’esercito israeliano ha attaccato ieri i manifestanti palestinesi nel nord della Cisgiordania occupata, che manifestavano per il 72° anniversario della Nakba. L’attacco è avvenuto nella città di al-Sawiya, situata a sud della città di Nablus, secondo quanto riferito dalla rete televisiva libanese al-Manar.
Decine di veicoli militari israeliani sono entrati ad al-Sawiya mentre i palestinesi stavano manifestando pacificamente. I militari hanno assaltato i cittadini sparando gas lacrimogeni e causando dozzine di casi di soffocamento. I soldati israeliani, oltre a picchiare i manifestanti, hanno utilizzato veicoli per spruzzare acque reflue contro i cittadini.
Altri scontri violenti sono scoppiati nel villaggio di Ar’ara, nel nord dei territori occupati. Centinaia di palestinesi hanno manifestato contro l’omicidio di un uomo da parte delle forze israeliane, identificato come Mustafa Younis. Le forze militari israeliane hanno attaccato violentemente i manifestanti. Negli scontri sono rimasti feriti diversi civili, mentre altri sono stati arrestati.
Nakba, la “catastrofe”
Dal 15 maggio 1948, di anni ne sono passati ben 72 dalla “Nakba”, che in arabo vuol dire ‘catastrofe’. I palestinesi commemorano la più grande tragedia di cui sono stati vittime: la sottrazione della loro terra, sulla quale sorse la Stato israeliano.
Ciò significò la cacciata di più di 800mila palestinesi dalla propria terra e il conseguente esodo verso i campi profughi del Libano, della Siria, della Giordania e dell’Iraq. Causò la distruzione completa di più di 385 villaggi ad opera delle bande armate di matrice sionista; l’occupazione del 78% della Palestina storica; l’annientamento dell’identità nazionale del popolo palestinese.
di Redazione
