Morti sul lavoro: record negativo nel 2019
Il 2019 si è rivelato un anno nero per le morti sul lavoro in Italia. Un vero e proprio bollettino di guerra, le cui vittime non sono causate dalle armi, ma schiacciate, folgorate, precipitate dalle impalcature in quei luoghi che dovrebbero permettere di vivere e dare sostentamento ai lavoratori e alle loro famiglie. Luoghi di lavoro in cui anche le elementari regole di sicurezza, vengono molte volte ignorate, aggirate e mortificate in nome di un profitto marchiato a fuoco sulla pelle dei lavoratori.
Oramai non fanno quasi più notizia questi morti scomodi, per una realtà sociale in cui il lavoro viene sempre più visto come un miraggio, dove nessuna politica finora attuata è stata in grado di accrescere la produttività evitando i bagni di sangue.
Eppure a livello comunitario abbiamo negli anni assistito ad una puntigliosa quanto opportuna regolamentazione attinente la sicurezza sui luoghi di lavoro, ma a quanto pare, le misure di vigilanza che permettano un vero rispetto di quelle regole, presentano delle falle macroscopiche.
Tant’è che secondo i dati Inail il 2019 ha fatto registrare un +3,5% rispetto al 2018. Strage silenziosa o morti bianche sono oramai dei marchi che siamo costretti a vedere impressi da anni nelle statistiche o negli articoli di giornale. Si organizzano congressi, protocolli d’intesa tra gli enti territoriali e i soggetti che dovrebbero occuparsi dell’accrescimento della sicurezza, eppure siamo in pieno allarme rosso.
Morti sul lavoro e responsabilità politiche
Ad ogni morto particolarmente eclatante sentiamo il politico di turno parlare di commissioni parlamentari d’inchiesta o “quota zero” come obiettivo principe, ma il giorno dopo tutto torna a tacere e in qualche cantiere, su qualche strada o in qualche fabbrica si tornano a stendere i teli funebri.
Una ecatombe che sembra non volersi arrestare, considerati anche i morti in itinere, ossia i lavoratori morti a causa di incidenti avvenuti nel percorso di andata o ritorno dal lavoro. Nel 2019 le vittime sono state circa 1400.
Il lavoro dovrebbe nobilitare l’uomo, dargli dignità e prospettive per un percorso di vita costruttivo e gratificante, ma queste sono definizioni fiabesche che, guardando alla realtà dei fatti, molto difficilmente potranno trovare pratica realizzazione.
di Massimo Caruso