Migranti: nave italiana Diciotti sbarca a Trapani
Dopo la vicenda del pattugliatore irlandese “Samuel Beckett” approdato nel porto di Messina, scoppia un altro caso attorno alla nave della Guardia Costiera Italiana “Diciotti” che ha a bordo 67 migranti soccorsi in un primo tempo, da un’altra imbarcazione italiana, il rimorchiatore d’altura “Vos Thalassa”.
Il Viminale aveva inizialmente negato al rimorchiatore il permesso di attraccare in Italia. In quel momento a bordo della Vos Thalassa si sono registrati attimi di tensione, soprattutto dopo l’arrivo in zona della Guardia Costiera Libica. L’equipaggio del rimorchiatore italiano, che fa servizio presso la piattaforma della compagnia petrolifera francese Total, sarebbe stato fatto oggetto di minacce di morte e condotte che ne avrebbero messo a repentaglio la vita. Sono due in particolare, i migranti resisi autori di questi comportamenti violenti, un ghanese e un sudanese.
A questo punto, dopo l’allarme partito dalla Vos Thalassa, la Guardia Costiera Italiana ha deciso di far intervenire la Diciotti, già nota per aver trasportato i 630 migranti dell’Aquarius nella lunga traversata verso il porto di Valencia. I 67 migranti, di varie nazionalità, tra i quali 58 uomini, 3 donne e 6 minori, sono stati portati a bordo della Diciotti e, dopo l’iniziale stop del Viminale, il ministro Toninelli ha finalmente autorizzato l’attracco al porto di Trapani.
Si è verificato ciò che mai si pensava si potesse verificare. Dopo le Ong e le navi delle missioni internazionali, la chiusura dei porti è stata prospettata anche per le navi battenti bandiera italiana. Una situazione che ha creato non poca tensione tra i ministri Salvini, Di Maio e Toninelli. Il primo mantiene una linea dura ed intransigente, volta alla chiusura dei porti a migranti indesiderati. I secondi più cauti ed attenti alle questioni umanitarie e agli accordi internazionali.
“Non darò autorizzazione allo sbarco fino a che non avrò garanzia che delinquenti finiscano in galera“ aveva tuonato Salvini, a seguito dei disordini sulla Vos Thalassa, ma dagli interrogatori in mare sembrano non essere emerse evidenze di condotte talmente gravi da comportare gli arresti.
Le posizioni del ghambiano e del sudanese, autori delle minacce sul rimorchiatore italiano, saranno al vaglio della procura di Trapani che deciderà quali provvedimenti prendere. Dunque, le indagini a bordo da parte degli investigatori della Polizia di Stato, sembrano per il momento scontentare il ministro Salvini, che voleva vedere i responsabili “sbarcare in manette”.
Il fermo di polizia per i due facinorosi potrebbe scattare solo se a loro carico venisse riconosciuto un reato di particolare gravità come il tentato omicidio.
di Massimo Caruso