Migranti in diminuzione, boom di italiani all’estero
Se per un attimo ci si estranea dal contesto narrativo televisivo e si prova ad addentrarsi nell’universo delle cifre, ci si accorge che si è dinnanzi ad una situazione che smonterebbe in men che non si dica lo storytelling dell’invasione. Si è dinnanzi per la prima volta a un calo di migranti in arrivo con un 17% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In realtà, ciò che dovrebbe fare preoccupare cittadini e politici è l’aumento degli italiani che vanno all’estero con un incremento dell’1,9% rispetto lo scorso anno. Lo scorso anno 117mila persone hanno dovuto abbandonare l’Italia per ottenere la dignità di un posto di lavoro che li veda valorizzati.
Iscrizione migranti nelle liste anagrafiche
Nel 2018 le iscrizioni di “stranieri” nelle liste anagrafiche italiane ha visto una diminuzione pari al 3,2% per un totale di 332mila. Diminuiscono le migrazioni dal continente africano soprattutto dalla Nigeria (-24%), Senegal (-205), Gambia (-30%), Costa d’Avorio (-27%), Ghana (-25%) che durante i 12 mesi del 2017 avevano fatto registrare aumenti record con la Lombardia regione preferita da un immigrato su cinque. L’altra faccia della luna sono gli “expat”, ossia gli italiani cha fanno la valigia per andare verso l’estero. Il dato, che dovrebbe far dormire sonni poco sereni alla politica, è che sono soprattutto i giovani ad andare via con un’età media di 30 anni, qualificati con un livello di istruzione medio alto, con 182mila laureati che nell’ultima decade hanno deciso di andare via. Da considerare che questi soggetti difficilmente torneranno a lavorare in Italia.
Destinazione preferita è il Regno Unito, anche se da Gennaio si dovrà fare conto con l’imminente Brexit, mentre la regione da dove si registrano le maggiori partenze è la Lombardia, che diviene meta per gli immigrati. A pagare lo scotto maggiore è il Sud Italia, sempre più abbandonato a se stesso e vittima di campagne elettorali buone solo a placare gli istinti elettorali. Lo scorso anno il Sud ha perso 16mila laureati e oltre la metà provenivano da Sicilia e Campania.
Spiegare il perché del fenomeno migratorio è semplice quando triste: mercato del lavoro fermo, retribuzione al di sotto della media, globalizzazione che spinge ad investire le proprie skills in nazioni che attuano quello che in Italia è pura utopia: la meritocrazia. Compito della politica sarebbe raccontare tutto ciò e non limitarsi nel descrivere una parte del quadro, ma è una narrazione che non fa presa sulla popolazione. Le conseguenze le pagano le famiglie nella quale vi è un “cervello in fuga”, mentre nel resto della popolazione la colpa di tale disagio viene proiettata sull’extracomunitario che viene in Italia per rubare quel poco di lavoro che c’è, che si adatta a paghe da fame. Ancora una volta si evita di adottare terapie affinché il lavoro venga protetto, perché è molto più semplice dire che l’extracomunitario si fa sfruttare, mentre l’italiano è costretto ad andare via.
di Sebastiano Lo Monaco